domenica 22 dicembre 2024

Natale al museo delle cere, di Eleonora Bellini, in Le pagine del Natale 2024

“Le Pagine del Natale” è un'iniziativa organizzata dalla libreria editrice “L’ArgoLibro” di Agropoli e  da “Gli Occhi di Argo” e giunge quest'anno alla settima edizione. Molto ben curato, il libro che raccoglie i contributi selezionati offre al lettore un'antologia di poesie, filastrocche, saggi, racconti, riflessioni. 

Così lo presenta l'editore: "L’arte della parola scritta ci offre, in questa antologia, molteplici punti di vista per conoscere e vivere le festività natalizie al di là dei soliti luoghi comuni. Il Natale può essere una preziosa occasione di conoscenza reciproca, di condivisione, di autentica apertura all’altro".

Quanto a me, ho partecipato alla prima edizione con la filastrocca "Il gatto nel presepe" e quest'anno con il racconto "Natale al museo delle cere", del quale vi offro l'incipit qui di seguito.

Natale si avvicinava e Francesco e Margherita, figli del custode del museo delle cere di Cittagrande, avevano addobbato l'albero, fatto il presepe e radunato i libri di storie natalizie da leggere la sera. Ma non erano ancora soddisfatti, specialmente Margherita, che qualche giorno prima aveva rivolto ai familiari un'importante domanda, rimasta senza risposta:

"Le statue di cera del museo fanno festa a Natale?"

I genitori avevano sbuffato: "Sono statue. Non festeggiano".

Ma Francesco no. Francesco, il fratello maggiore, l'aveva considerata e le aveva risposto: "Forse festeggiano di notte quando nessuno le vede".

"Babbo Natale porta dei doni anche a loro?" aveva chiesto ancora la bambina.

"Non saprei".

"Secondo me Babbo Natale a loro non porta nulla solo perché non sa cosa vogliono".

[...]

Le pagine del Natale, L'Argolibro 2024

giovedì 19 dicembre 2024

Santa Ildegarda di Bingen e l'Ayurveda, di Marcello Stanzione e Maria Eléna Bas Sarrias

L'Ayurveda, antica medicina indiana, o, meglio, scienza del benessere integrale, si basa sulla relazione del corpo con la mente e con lo spirito. Interpreta dunque la salute delle persone come stato di armonioso equilibrio nel quale i fattori psicologici ed ambientali rivestono la stessa importanza di quelli fisici. Questo libro presenta le caratteristiche della medicina ayurvedica e le confronta con gli insegnamenti di Ildegarda di Bingen, che visse fra il 1098 e il 1179. Ildegarda fu naturalista, cosmologa, gemmologa, filosofa, scrittrice e tanto altro in ottemperanza a quell'eclettismo che sosteneva e connotava le grandi personalità del passato. La sua medicina dall'approccio olistico, largamente diffusa nel Medioevo e poi quasi dimenticata, è stata riscoperta in epoca moderna e continua ad affascinare chi le si avvicina. Nel 2012 a Ildegarda è stato conferito da papa Benedetto XVI il titolo di dottore della Chiesa.

Il saggio, che si avvale anche della presentazione di Tonino Luppino e della postfazione di Michela De Risi, in nove densi capitoli tratta i seguenti argomenti: integrazione tra i rimedi di sant'Ildegarda e l'Ayurveda; l'antica medicina indiana e suoi principi; vita di Ildegarda e suoi consigli terapeutici; alimentazione, cristalloterapia, ginecologia e medicina estetica sia secondo Ildegarda che secondo l'Ayurveda; longevità e salute con i rimedi sia ildegardiani che ayurvedici. Un'appendice bibliografica propone ulteriori letture a chi volesse approfondire l'argomento e documenta, insieme, le fonti alle quali i due autori si sono ispirati.

Marcello Stanzione sacerdote e teologo ha creato un Centro di Angelologia, dotato di Biblioteca e Centro di Documentazione, la Mostra permanente sulla devozione agli Angeli e il Centro di spiritualità «Oasi di San Michele». Nel 2013 ha ricevuto la medaglia del Senato della Repubblica per meriti culturali. Ha scritto oltre duecento libri sia sugli angeli che su altri temi di teologia e spiritualità.

Maria Eléna Bas Sarrias, nata a Barcellona, è esperta di massaggi e trattamenti ayurvedici, con esperienza decennale nell’insegnamento dello Yoga. Trasferitasi in Italia nel 1993, ha conseguito a Milano, presso l’Istituto per lo Studio dello Yoga e della Cultura Orientale (ISYCO), il diploma di Istruttrice Hatha Yoga. Ha frequentato il Corso Triennale di Operatore ayurvedico presso l’Accademia di Naturopatia «Jaya» di Salerno.

M. Stanzione/ M. E. Bas Sarrias, Santa Ildegarda di Bingen e l'Ayurveda, Sugarco 2024

venerdì 6 dicembre 2024

Una canzone stonata, di Ingrid Ovedie Volden


Il primo amore, l’amore adolescente, non è semplice, ma può essere salvifico, sembra dirci questo romanzo intelligente e delicato narrato di volta in volta dall’uno o dall’altro dei due protagonisti. Insieme all’amore, anche la musica, con il suo linguaggio universale privo di parole ma ricco di armonia, ritmi e vibrazioni, rivela la sua grande forza e può riscattare tristezze e malinconie, può calmare ansie e paure, può dare colore ai giorni. Ingrid Ovedie Volden, importante scrittrice per ragazzi norvegese e critica musicale, regala qui ai suoi giovani lettori una storia intensa e coinvolgente.

Recensione completa su Mangialibri al link Una canzone stonata | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Ingrid Ovedie Volden, Una canzone stonata, Beisler 2024. Traduzione di Lucia Bardi


venerdì 29 novembre 2024

Di casa in casa, la vita, di Piero Chiara

Che cosa accade delle tante vite che popolano città e paesi sfilando davanti ai nostri occhi a volte curiosi, a volte distratti o indifferenti una volta che si siano spente? Qual è il momento dell'oblio, di quel definitivo oblio che ne nasconde e cancella movenze, profili, abitudini, pensieri e desideri? Che cosa potrebbe salvarle restituendo loro almeno un poco di storia e di spessore?

La narrazione, il racconto risponde Piero Chiara in questo libro dal titolo emblematico: "Piccoli destini, sorti meschine, da formica tra le formiche in un grande formicaio: E mai uno che si distinguesse, che facesse parlare di sé, come se fossero tutti d'accordo nel non contar nulla. Ma è la vita che schiaccia gli individui a quel modo, che li suscita dal nulla e per il nulla, infusori di un ciclo del quale sfugge a tutti la meccanica..."

Eppure qui la vita scorre davanti ai nostri occhi briosa o penosa, grigia o multicolore, piana o contorta, con tutte le sfumature che, a ben guardarla, possiamo cogliere, indovinare, immaginare. Ci sembra di veder scorrere dinanzi ai nostri occhi i paesi di lago come dai finestrini di un treno o dagli oblò di un battello. Ne intravvediamo gli abitanti, le loro occupazioni quotidiane, ne immaginiamo i discorsi e i pensieri: ed ecco il signor Ognibene seduto al tavolino di un Caffè e il commendator Confortorio, aiutante del boia; il capitano che domina dall'alto il suo battello e il professor Franceschi del collegio De Filippi di Arona; l'enigmatico Bonalumi, burlone anche e oltre la morte, e il signor Bestetti collezionista d'arte.

Nella presentazione della raccolta Carlo Fruttero e Franco Lucentini notano che una "professionale umiltà traspare ovunque da queste storie – dalle più semplici, brevi e per così dire 'economiche' alle più elaborate e complesse – fa tutt'uno con il suo genio morale e poetico. E di lì, da quest'assenza, in un narratore nato, di ogni vanità o sfoggio letterario, nasce senza dubbio il suo incanto..."

Il vento della narrazione soffia, sorprendente e costante, nei racconti di Chiara, a volte sospingendoci, altre ostacolandoci, accompagnandoci sempre su quelle rive profumate d'acqua che chi non c'è nato non può capire.

Piero Chiara, Di casa in casa la vita, Mondadori 1988. Introduzione di Carlo Fruttero e Franco Lucentini


lunedì 25 novembre 2024

Oscar e io (e tutti i nostri posti), di Maria Parr

Oltre duecento pagine per piccole grandi avventure ed esperienze di vita, narrate con tutto lo stupore e la sincerità che contraddistinguono il più autentico sentire dell’infanzia: l’influenza e il safari fluviale, la casa degli zii e la malattia di zio Øyvind, la casetta sotto il pino e la scuola, la “Babbo Natale fobia” e Halloween, la pista degli slittini e un desiderio che si avvera troppo presto. Ogni capitolo è una tappa nella crescita, nella comprensione reciproca e nell'accettazione dell'altro da parte dei due piccoli protagonisti, la riflessiva e un po’ autoritaria Ida, voce narrante del romanzo, e l’impetuoso e ben determinato Oscar. Al racconto di situazioni e avvenimenti che fanno spesso sorridere il lettore si unisce una storia triste, quella della morte di zio Øyvind e del profondo dolore di suo marito, zio Bulle, raccontati con partecipazione profonda e sentimenti delicati. 

La recensione per intero si legge su Mangialibri, qui Oscar e io (e tutti i nostri posti) | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Maria Parr, Oscar e io, Beisler Editore 2024. Traduzione di Alice Tonzig


giovedì 21 novembre 2024

Rico e il mistero dell'angolo triangolo, di Andreas Steinhöfel e Lena Winkel

Rico e la sua mamma vivono in una grande città della Germania, Berlino, dove si sono stabiliti dopo una serie di trasferimenti in luoghi diversi. A causa di questi, Rico non ha mai potuto frequentare un asilo nido, un gradevole posto per bambini piccoli, dove forse avrebbero notato subito che lui non pensa allo stesso modo degli altri bambini. Rico pensa lentamente e “intorno agli angoli”. Per spiegare questa cosa ci vuole tempo, così come per spiegare una rana, che “è verde, verde come un prato” e salta. È questo che fa la rana, salta. Anche Rico salta e, se si fa male, interviene subito la sua mamma con “il cerotto della consolazione”. Rico pensa attorno all’angolo, può girare attorno all’angolo, ma dimentica subito quale angolo ha appena superato. E il successivo. E quello dopo ancora. Questo è un problema, un grave problema per un bambino che abita nell’immensa Berlino...

giovedì 14 novembre 2024

Le cronache di fratello Cadfael, di Ellis Peters

Fratello Cadfael è il protagonista di una serie di gialli ambientati tra il 1137 e il 1145 nell'abbazia di Sherwsbury, in Inghilterra. Dopo una vita avventurosa che lo vede alla prima crociata e poi militare, Cadfael si ritira nell'abbazia, dove esercita la professione di erborista coltivando da sé le sue piante. Diviene monaco, ma non abbraccia né il sacerdozio né il diaconato. Il suo acume e la sua conoscenza dell'animo umano e del mondo, lo rendono abile investigatore ogni volta che un fatto di sangue turba la vita di Sherwsbury.

Il primo dei tre gialli raccolti in questo volume, La bara d'argento, vede Cadfael alle prese con un delitto avvenuto durante un pellegrinaggio in Galles di alcuni monaci desiderosi di procurarsi le reliquie di santa Winifred, che, degnamente esposte ai fedeli e grazie alla devozione dei monaci, darà lustro all'abbazia di Sherwsbury.

Nel secondo romanzo, Un cadavere di troppo, Cadfael, che ha il compito di dare degna sepoltura ai cadaveri dei sostenitori della fazione perdente durante la lotta dinastica fra Stefano e Maud, nipoti di Guglielmo il Conquistatore, scopre il cadavere di un giovane che non ha nulla a che fare con le parti in lotta. Dopo un'indagine difficile e dolorosa, risolve il mistero con saggezza e misericordia.

Ne Il cappuccio del monaco la vittima è un ricco castellano, morto per avvelenamento. E il veleno proviene dal laboratorio di fratello Cadfael. Pur non essendo sospettato, Cadfael si fa un punto d'onore di risolvere, più in fretta possibile, l'intricata vicenda.

L'autrice della fortunata serie, che ha avuto anche una trasposizione televisiva, è Edith Pargeter, storica del medioevo, che usa qui lo pseudonimo di Ellis Peters.



sabato 9 novembre 2024

Scaffale locale 14: Il mondo dei Faraggiana, di Maurizio Leigheb

«Qualcuno si chiederà perché un nuovo libro sui Faraggiana, dopo le ricerche storiche pubblicate dalla Fondazione omonima, compresi alcuni miei contributi riguardanti la figura centrale di Alessandro viaggiatore e i viaggi da lui compiuti nell’arco di dieci anni, dal 1901 al 1910. Mancava una pubblicazione che, al di là della ricerca storica e genealogica sinora compiuta sulla famiglia, interpretasse il ricco repertorio iconografico pervenutoci in un’ottica sociale e antropologica, come ritratto di una famiglia aristocratica e della sua epoca, contestualizzandolo e dandogli un senso nell’ambito della storia della fotografia dell’Ottocento e degli inizi del Novecento e della storia dei viaggi e dell’esplorazione: un diverso prodotto editoriale, con immagini in bianco e nero e a colori, un’impaginazione moderna e un testo divulgativo adatto a un vasto pubblico» così Maurizio Leigheb sul suo "ritratto fotografico di una famiglia aristocratica e della sua epoca".  

Il volume di 240 pagine, dalla ricca e inedita documentazione fotografica, dotato di un apparato di note e di una ricca bibliografia, delinea il ritratto di una famiglia importante per la città di Novara e soprattutto quello di Alessandro Faraggiana, viaggiatore, esploratore e collezionista a cui si deve gran parte degli esemplari e manufatti del Museo di Storia Naturale ed Etnografico novarese. Le numerosissime fotografie di interesse storico e antropologico del volume, non esposte sinora al pubblico, offrono ai lettori una serie di affascinanti ritratti di persone della famiglia e parte della documentazione dei viaggi in Africa e in India di Alessandro, avvenuti fra il 1901 e il 1910.

Giornalista, scrittore, etnologo (membro della Società Italiana di Antropologia Culturale), documentarista, fotografo e pittore, Maurizio Leigheb è considerato uno dei maggiori antropologi-viaggiatori italiani di professione.

Maurizio Leigheb, Il mondo dei Faraggiana, Società storica novarese 2022

domenica 27 ottobre 2024

Segn e artaj/ Segni e ritagli, di Maria Lenti

Dai segni si possono trarre indizi, indicazioni, informazioni, e i segni sono anche tracce, volontariamente graffite o meno, che restano, mute ma significative testimoni di fatti, di ideali, di passaggi. I ritagli sono ciò che desideriamo conservare di un articolo o di un'immagine, ma anche quei brandelli di carta che rimangono dopo aver ritagliato ciò che si desidera serbare. Va da sé che segni e ritagli possono stare perfettamente insieme e dialogare tra loro, perché tutti sono espressione di qualcosa che conta e non si dissolve.

Segn e artaj/ Segni e ritagli, nuova raccolta di poesie di Maria Lenti è un'opera in dialogo tra il dialetto di Urbino e l'italiano, dialogo che coinvolge forma e contenuti e diviene anche colloquio della poetessa con i suoi lettori, incontro del presente con il passato, volto di persone sulla strada quotidiana, verso di poesie ispirate alle liriche di poeti amati e dialogo, infine, che comunica passione politica e sociale, utopie di giustizia e di pace.

Segn e artaj non è il primo libro che Maria Lenti scrive "nella parlata di Urbino", prosegue infatti il discorso iniziato nel 2020 con Arcorass/ Rincuorarsi. Il dialetto è lingua di affetti e di radici, capace di esprimere con immediatezza e ricchezza di suoni e colori suggestioni antiche ed emozioni presenti. Leggiamo, per fare un solo esempio, "I ricordi", poesia ispirata a Remembrance has a Real and Frost di Emily Dickinson: "I ricordi c'hann el dritt e l'arvers/ èn com 'na casa sa le su stans/ più la sofitta/ per i sorc e quel che en ce serve più/ (ma el tnem malè)./ C'è anca 'na cantina ombrosa/ ma sa 'l solustre come se l'avesse scavata/ el murator el più brav./ Bisogna fè in mod/ da non restè sofocati/ da tutta la polvra sopra/ e ch'el ner dens de sotta". (I ricordi hanno il diritto e il rovescio/ sono come una casa con le sue stanze/ più la soffitta/ per i sorci e per quello che non ci serve più/ (ma lo teniamo lì)./ C'è anche una cantina ombrosa/ ma con riverberi come l'avesse scavata/ il più bravo dei muratori./ Bisogna fare in modo/ da non restare soffocati/ da tutta la polvere sopra/ e il nero denso di sotto).

Basti questo esempio a far intuire l'uso sapiente delle parole, la misura dei versi e l'efficacia delle immagini che suscitano, la sottile ironia e la fine arguzia che permeano queste poesie, l'amore per una città, i suoi monumenti, le sue contrade, la sua gente e la sua storia.

Gualtiero De Santi conclude la prefazione alla raccolta con queste parole: "In Segn e artaj le rime difficili, per usare una definizione che vi si incontra, quelle che consentono di incontrare la crisi, dialogano con le rime della nostalgia, dei ricordi d'infanzia e giovinezza condensate in rime aeree e nella poesia del paesaggio: "Dal terass/ dalla finestra/ molti arbusti di ginestra:/ sent l'odor, vegh el color/ Leopardi e il suo bel fior". Così la rima facile raggiunge la complessità dell'universo". E non si potrebbe sintetizzare meglio l'ampio respiro di questo libro.

Maria Lenti, Segn e artaj/ Segni e ritagli, 
puntoacapo 2024


Maledetta grammatica, di Gualberto Alvino

Cinque capitoli - Morfologia e sintassi, Lessico, Segni Paragrafematici, Stile, Varia linguistica - compongono questo libro dall'emblematico titolo simile all'esclamazione di uno studente che si è beccato un brutto voto, ma sicuramente non estranea nemmeno a professionisti, giornalisti, insegnanti, nei loro rapporti, più o meno felici, con la lingua italiana, parlata o scritta che sia. 
Gualberto Alvino, filologo, critico letterario e poeta, raccoglie qui i quesiti rivolti allo Sportello grammaticale, rubrica offerta tempo fa agli utenti della sua pagina Facebook. Capacità di sintesi, discreta ironia, indubbia precisione sono le caratteristiche costanti delle risposte di Alvino a chi lo interroga su una lingua complessa come quella italiana e sulla sua continua, naturale evoluzione. A quest'ultimo elemento si lega il concetto di correttezza. Leggiamo a pag. 37 un esempio per tutti: "Il concetto di correttezza grammaticale è molto complesso e controverso. In estrema sintesi: tutto dipende dalle circostanze in cui si verifica l'atto comunicativo. Le espressioni che lei cita (settimana prossima, mese scorso, da quando sono piccolo, n.d.r.) [... ] sono plausibili in contesti colloquiali, familiari, ma sconsiglierei di adibirle nel parlato formale e nella scrittura sorvegliata. Anche perché [...] Settimana prossima è un calco dell'inglese next week, ma noi siamo italiani, non inglesi, e non abbiamo alcun motivo di rinunziare all'articolo". 
 A chi gli chiede se sia possibile arginare l'invasione degli anglismi nella nostra lingua, Alvino risponde che, mentre Francia e Canada hanno una politica linguistica che regola la possibilità d'uso di alcuni vocaboli, l'Italia ne è priva. Ma non sempre. Ricorda, infatti, il caso del termine euro, che l'Accademia della Crusca consigliò di mantenere invariabile. E così evitammo, felicemente, di dire euri a ogni piè sospinto: "Basta intervenire prima che un anglismo non indispensabile attecchisca" (p. 259). Mi sono soffermata sugli anglismi, argomento che mi sta a cuore, ma numerosi sono nel libro i quesiti su altri temi, in particolare molte sono le domande sull'uso del congiuntivo e della punteggiatura. 
Troviamo in Maledetta grammatica, manuale che potrà utilmente trovar posto sulla scrivania accanto al pc o al blocco degli appunti, il costante invito a un uso consapevole della lingua e non certo una pervicace caccia all'errore, anche se, come scrive Claudio Giovanardi nella prefazione, "il lettore non potrà non apprezzare i frequenti inserti ironici e dissacranti rivolti soprattutto a scrittori e giornalisti". Un po' di pepe sul piatto, insomma, non guasta.

Gualberto Alvino, Maledetta grammatica, Caffèorchidea 2023

sabato 26 ottobre 2024

Danzando sotto la pioggia, di Giulia Zucchini e Catherine Booth

Eugene (detto Gene) Curran Kelly nacque nel 1912 a Pittsburgh, negli Stati Uniti d’America. Avrebbe voluto giocare a baseball, ma la sua mamma lo indirizzò alla danza, che Gene accettò all’inizio di malavoglia, ma che in seguito apprezzò perché gli permetteva di avere successo con le ragazze. La danza, poi, divenne tutta la sua vita e oggi Gene è ricordato come uno dei più grandi ballerini del Novecento. Questo albo, che è stato approvato da Patricia Ward Kelly, moglie di Gene e sua biografa, commemora il mitico danzatore statunitense i cui film, a cominciare dal famosissimo Singin’ in the rain, sono stati amati da tante generazioni di spettatori. Sfogliando le pagine del libro ci troviamo immersi in uno spettacolo affascinante e in un vero e proprio inno alla danza, alle sue figure e movimenti, alla sua plasticità e alla sua leggerezza.

Giulia Zucchini e Catherine Booth, Danzando sotto la pioggia, Curci 2024

La recensione si legge per intero su Mangialibri, qui:  Danzando sotto la pioggia | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

mercoledì 16 ottobre 2024

La lunga estate calda del commissario Charitos, di Petros Markaris

Caterina, la figlia del commissario Charitos, dopo aver conseguito con successo il dottorato in legge con una tesi sul terrorismo parte per trascorrere le vacanze a Creta con il fidanzato Fanis. La nave, con i suoi trecento passeggeri, viene dirottata da un gruppo di ignoti terroristi. Dei dirottatori non si sa nulla, nemmeno la nazionalità, perché non parlano e si mostrano sempre a viso coperto. Inoltre, le rivendicazioni tardano ad arrivare. Nessuna delle congetture formulate dalla polizia, dall'antiterrorismo e da un esperto statunitense, si rivela realistica. Kostas e la moglie Adriana, che si sentono crollare il mondo addosso, si recano immediatamente a Creta per seguire da vicino le operazioni di liberazione degli ostaggi.

Ma proprio in quei giorni ad Atene un misterioso killer, che si autodefinisce l'assassino dell'azionista di riferimento, comincia a uccidere due giovani attori protagonisti di spot pubblicitari. Il commissario deve rientrare nella capitale e iniziare un'indagine che definire complicata è poco.

Come in altri romanzi di Markaris, anche in questo il passato riaffiora e agli elementi del giallo si affiancano ricordi ed eventi reali di un passato più o meno remoto: la guerra dei Balcani e gli anni dell'occupazione tedesca, in questo caso. Quanto al presente, il ruolo della pubblicità e il mondo dell'informazione, appaiono come co-protagonisti della vicenda.

"Ho pensato che, dopo tutto, il vero controllo dei media non è nelle mani di chi ha l’1 o il 2% [di una rete televisiva, radiofonica ecc. - n.d.r.], ma in quelle delle compagnie di pubblicità. Sono loro a decidere tutto, ad avere il coltello per il manico e davanti ad un rifiuto delle loro richieste non mettono la pubblicità. I media dipendono dalle compagnie di pubblicità" affermò alcuni anni fa Markaris in un'intervista rilasciata alla rivista Stilos, confermano l'intreccio, sempre stretto e profondo, tra la realtà politica e sociale (particolarmente la corruzione e i soprusi di chi detiene il potere) e l'invenzione romanzesca.

Petros Markaris, La lunga estate calda del commissario Charitos, Bompiani 2007.
Traduzione di Andrea Di Gregorio



martedì 15 ottobre 2024

Zibaldone, di Giacomo Leopardi

Dal 1817 al 1832 Giacomo Leopardi annota nel suo “zibaldone” - una raccolta di appunti scritti giorno dopo giorno - pensieri, ricordi, riflessioni su vari e diversi temi. Dà vita, così facendo, a un’opera immensa di ben 4525 pagine manoscritte. Numerosi i temi su cui Giacomo si interroga, su cui esercita il proprio pensiero, sui quali conclude con sentenze dal sapore definitivo: religione cristiana e natura del creato, piacere e dolore, illusioni della ragione e del cuore, disperazione e amarezza, stato di natura e civiltà umana, nascita del linguaggio ed etimologia delle parole, bene e male, mito e memoria, rapporto tra antichi e moderni, la poesia e le memorie personali, note e appunti tratti da letture. Annotazioni, quelle dello Zibaldone, che sembrano occasionali e aventi carattere di provvisorietà, ma che ci offrono anche anticipazioni di temi poi sviluppati in altre opere come i Canti, le Operette morali, i Pensieri. Un esempio è dato dal ricordo, o rimembranza: “La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, non per altro se non perché il presente, qual ch’egli sia, non può essere poetico; e il poetico, in uno o in altro modo si trova sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago”. 

La recensione si legge per intero su Mangialibri, al link: Zibaldone | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

venerdì 4 ottobre 2024

Canti, di Giacomo Leopardi

Sintesi e racconto in versi del pensiero e della vita di Leopardi, i Canti comprendono quarantuno componimenti poetici, Frammenti finali compresi, dal giovanile All’Italia fino all’acuta e travagliata La ginestra o fiore del deserto. I testi che aprono l’opera sono nove canzoni composte tra il 1818 e il 1823. La “canzone” era ritenuta, fin dal tredicesimo secolo, la forma lirica più nobile. Giacomo la abbraccia e la elabora con la maestria, l’originalità e l’ineguagliabile fascino che conosciamo [...]

Scrisse Benedetto Croce: “Non bisogna lasciarsi fermare dalla somma correttezza e proprietà ed eleganza con la quale la poesia del Leopardi si presenta, ma guardare in là e osservare che sotto quella irreprensibilità letteraria, se non si avverte mai vuoto nel pensare e nel sentire, nondimeno, poeticamente, si ritrova ora il forte ora il fiacco, ora il pieno e ora il lacunoso, e affermare che la poesia del Leopardi è assai più travagliata di quanto non si sospetti o di quanto non si creda. C’è in essa dell’arido, c’è della prosa, c’è del formalmente letterario, e c’è insieme poesia dolcissima e purissima e armoniosissima; e forse quell’impaccio, che precede o segue i liberi movimenti della fantasia e del ritmo, fa meglio sentire il miracolo della creazione poetica”.

La recensione si legge per intero su Mangialibri al link: Canti | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Giacomo Leopardi, Canti, Feltrinelli 2022


lunedì 23 settembre 2024

La pietra che ride, di Alfredo Stoppa

Come le acque di un torrente di montagna, inquiete canore e spumeggianti, scorre questo romanzo, storia non solo della pietra che ride, ma anche di altri personaggi, reali e fantastici, che animano i giorni di un paese di montagna. Narratore, duca (come Virgilio nella Commedia) e interprete di un mondo che respira tra realtà e fantasia è don Tonino, un vecchio prete che si presenta così: "Io non sono uno troppo studiato, sono nato con più cuore che cervello, ma vedo fin dentro l'anima delle persone". Attorno a lui - e qualcuno di loro soltanto attorno a se stesso - si muovono Silvano boscaiolo di carattere cupo e taciturno, l'imprenditore Marchino politico "del fare", Tocai complottista e antimeridionalista, Lauretto la cui moglie non è esempio di virtù, Allegra di nome ma triste di fatto. Vivo e vitale è poi il popolo dei mostri e delle streghe che si muovono tra il borgo, il bosco e le più antiche e sfrenate fantasie, principalmente con funzione di spauracchi. Arrivano in scena, fanno capolino, ridacchiano, sorprendono, spaventano, ma soprattutto assecondano il flusso della narrazione che segue un unico filo, quello che, di volta in volta, viene alla mente e guida i passi dell'autore, alternando le voci dell'uno o dell'altro personaggio, usando giocose rime e assonanze ma anche riflessioni e sentenze temperate da spiritosi ammiccamenti. La storia si sdipana, dicevamo, come un torrente, organismo variabile e in perenne trasformazione, scende canora, sicura e ineluttabile verso il suo finale. E la pietra? La pietra, mirabilmente introdotta dai versi di Wislawa Szymborska, "non ha porta" ma ha mente e arguzia da vendere. In più, "ha addirittura un naso e una bocca, una bocca che pare che ride" constata don Tonino scoprendo che, oltre alla bocca, quella pietra ha anche il dono della parola (perché "le parole sono pietre"), possiede un cuore e così parla di sé: "La pietra non profuma, non ammicca, tenerla in una mano costa fatica. Per tale ragione l'uomo sceglie la rosa, con i suoi petali ama fare le fusa. Non è un mistero: adora l'effimero il mondo intero". E che volete di più?


Alfredo Stoppa, La pietra che ride, siké 2024

venerdì 20 settembre 2024

Educazione all'aperto con filosofia, di Luca Mori

Questo libro, rivolto agli insegnanti e a chi lavora con i bambini, comprende trentaquattro proposte di attività outdoor, da realizzare prevalentemente nella scuola dell'infanzia e primaria, suddivise in quattro sezioni: Pensieri da esplorare, Tecniche di osservazione, Educare al paesaggio nel paesaggio, Esercizi di creatività. Ogni proposta prende avvio da una considerazione o da una domanda, a partire dalla quale impostare le ricerche da effettuare all’aperto e definire le modalità per documentarle. 

Spesso la considerazione o il quesito iniziali sono affidati alla citazione di grandi filosofi del passato, da Eraclito (La natura ama nascondersi / Nulla permane, tutto scorre) a Solone (Prendi a cuore le cose importanti / Nulla di troppo), da Marco Aurelio (Ciò che non giova all'alveare, non giova neppure all’ape) a Galileo (Il libro della natura è scritto in lingua matematica)…

Recensione integrale su Mangialibri: Educazione all’aperto con filosofia | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Luca Mori, Educazione all'aperto con filosofia, Erikson 2023

venerdì 13 settembre 2024

Gioia di nonna, di Corinne Averiss e Isabelle Follath

L’albo, uscito in occasione della festa dei nonni, propone ai giovanissimi lettori tra i cinque e gli otto anni il “racconto delicato e poetico del legame speciale tra una nonna e la sua nipotina”. La storia trasmette ai lettori, piccoli e grandi, un messaggio importante: il dono dell’attenzione e dell’affetto vale molto più del dono di oggetti, anche preziosi. E la gioia spesso si trova, insieme con la delicatezza e l’empatia, “nei posti più insospettabili”. Corinne Averiss, autrice inglese dalla scrittura arguta, empatica e gentile, più volte insignita di prestigiosi premi internazionali, narra qui una sorridente storia sulla relazione profonda tra una nonna e la sua nipotina. Contribuiscono a rendere avvincente la lettura (e la rilettura) di questo libro le splendide illustrazioni di Isabelle Follath: incontri di sguardi e di sentimenti nei primi piani dei volti, esplosioni di gioia e di emozioni negli scenari più ampi, all’aria aperta, invitano a indugiare sulle pagine e a entrare, a tutto tondo, dentro il libro e a immedesimarsi nelle sue protagoniste. Emozionante, divertente ed edificante, questo avvincente albo illustrato ci ricorda l’importanza che hanno le relazioni dolci e affettuose dei bambini con i loro nonni. 

Gioia di nonna, di C. Averiss e I. Follat, 24 Ore Cultura 2024

La recensione integrale si legge su Mangialibri, al link: Gioia di nonna | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

venerdì 6 settembre 2024

Scaffale locale 13: Borgo Ticino, 13 agosto 1944

A distanza di ottant'anni si ricorda ancora la strage nazifascista compiutasi a Borgo Ticino il 13 agosto 1944. Era una tranquilla domenica d'estate, per quanto si poteva essere tranquilli in quegli anni oscuri di violenza e di guerra. Si attendeva, due giorni dopo, la festa patronale dell'Assunta quando si abbatté sul borgo la feroce rappresaglia, messa in atto dai militi nazisti e dalle camicie nere della X Mas, in seguito all'attacco partigiano a un convoglio tedesco, durante il quale furono feriti quattro militari. Nel borgo furono messi al muro dodici civili, giovani scelti a caso, alla cui fucilazione tutta la popolazione fu costretta ad assistere, vecchi e bambini compresi. In seguito il paese fu saccheggiato e messo a fuoco, nonostante i cittadini avessero versato in precedenza, per aver salva la vita e la casa, una cospicua cifra alla soldataglia nazifascista.

Durante gli otto decenni che ci separano da quell'eccidio, le amministrazioni comunali e la popolazione borgoticinesi hanno sempre ricordato e commemorato, ad ogni anniversario, anche in modo solenne, i dodici martiri del '44. In alcune ricorrenze, alle cerimonie pubbliche si sono aggiunte pubblicazioni dedicate al tragico evento di quel lontano mese di agosto. Ne diamo qui breve notizia.

1. ALBUM DELLA LIBERTÀ. Pubblicato dal Comune il 25 aprile del 1995, contiene testi di Mario Chinello, sindaco pro tempore, Diego Tessari, Beniamino Zianni, assessore alla cultura. A questi si uniscono una selezione di disegni degli scolari del paese; la cronaca della commemorazione del cinquantesimo anniversario della strage; la pièce teatrale Piazza Martiri 1944 scritta da Eleonora Bellini e rappresentata dalla Compagnia Teatro dei Passi di Guido Tonetti; il ricordo degli "altri martiri di Borgo Ticino". La presenza di questa pubblicazione, divenuta ormai molto rara perché le copie dell'album esistenti in municipio andarono distrutte durante l'amministrazione succeduta al sindaco Chinello, è attestata in sei biblioteche aderenti al Sistema Bibliotecario Nazionale.

2. BORGO TICINO. TREDICI AGOSTO è un volume edito in occasione del sessantacinquesimo anniversario dell'eccidio (2009), sempre pel Comune. È a cura di Eleonora Bellini e contiene scritti di Francesco Omodeo Zorini, Andrea Speranzoni, Fabio Valeggia. Omodeo Zorini, storico della Resistenza, era presidente dell'Istituto Storico della Resistenza di Novara in tempi fervidi di attività e di passione; Andrea Speranzoni era l'avvocato che seguì l'iter processuale per l'individuazione e la condanna dei responsabili della strage; Fabio Valeggia realizzò le interviste in video ai testimoni dell'eccidio ancora in vita. Segue una sezione antologica di diversi autori che scrissero in momenti diversi del 13 agosto: Enrico Massara, Pietro Secchia e Cino Moscatelli, Pina Ballario, Olga Piscitelli, i periodici "Il lavoratore" e "La campana di Borgo Ticino", "Il manifesto". Una ricca dosumentazione fotografica, una bibliografia, una filmografia e una sitografia concludono il libro. La presenza del libro è attestata in trentuno biblioteche del SBN; alcune copie si presumono ancora disponibili in Comune o alla Biblioteca Civica.

3. 1944-2014. Settant'anni dal 13 agosto. Il corso della giustizia e della verità. La pubblicazione uscì in occasione della sentenza al processo tenutosi presso il tribunale di Verona (17 ottobre 2012). A cura di Carolina De Nardo, contiene testi di Francesco Gallo, sindaco pro-tempore, Giovanni Orlando, Giovanni Cerutti, Maurizio Barbero, Nadia Negri Pizzini, Eleonora Bellini e una interessante documentazione fotografica. L'opuscolo risulta disponibile soltanto presso la biblioteca dell'Istituto della Resistenza di Novara.

Un'importante citazione spetta all'esile, ma rarissimo e importantissimo album "... ricorda" pubblicato nel primo anniversario della strage a cura dell'Unione Donne Italiane di Castelletto Ticino. Vi leggiamo la narrazione dei fatti seguita dalla cronaca dell'affollatissima cerimonia commemorativa del 1946 durante la quale presero la parola Piero Fornara, prefetto della Liberazione, Giuseppe Bonfantini, provveditore agli Studi, Cino Moscatelli, comandante partigiano e poi ancora Giovanni Visconti, Lino Ferrari, Giacomo Caramella. La ristampa anastatica integrale dell'opuscolo è contenuta nell'Album della Libertà di cui sopra.


In questo agosto 2024 l'amministrazione comunale, in occasione dell'ottantesimo anniversario dell'eccidio, ha pubblicato un volume contenente tutti i precedenti (ad eccezione dell'Album della libertà) accresciuti di un corposo aggiornamento, con molte fotografie e con contributi di Mario Chinello, Piero Beldì, Roberto Carminati, Antonella Micele, Roberto Leggero, Andrea Speranzoni. 


mercoledì 4 settembre 2024

Caduto. La seconda vita degli alberi, di Valentina Gottardi, Danio Miserocchi, Maciej Michno

Questo albo illustrato di divulgazione scientifica per ragazzi, ma interessante per ogni età, è molto accurato e attraente sia quanto al testo, chiaro ed efficace, che alle illustrazioni, di un realismo artistico molto espressivo che va di pari passo con le parole, unendo la cura per il dettaglio e i particolari alla correttezza scientifica, senza trascurare quella vis artistica e creativa che sempre accresce il fascino delle immagini. Il racconto del libero evolversi della natura spontanea - situazione ben diversa dal concetto di “pulito e ordinato” che l’intervento umano rende preponderante - illustra efficacemente ciò che succede quando, appunto, “lasciamo fare alla natura” e quanto questo lasciar fare abbia la capacità di stupirci e di ispirare i nostri comportamenti. Il bosco, infatti, è luogo di continue scoperte e di molteplici forme di vita, da quelle più minuscole, quasi invisibili, fino agli animali più grandi, erbivori o predatori che siano.


La recensione integrale è su Mangialibri, al link: Caduto - La seconda vita degli alberi | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Valentina Gottardi, Danio Miserocchi, Maciej Michno, Caduto, Cookai Books 2023

 

martedì 23 luglio 2024

Jack e il T-Rex, di Thé Tjong-Khing

Questo albo, elegante e di grande formato, racconta il mondo preistorico, oltre che attraverso il testo, anche attraverso le sue dettagliate, accuratissime e magistrali illustrazioni. Thé Tjong-Khing, nato a Purworejo nell'isola di Giava nel 1933, si è trasferito in Olanda per studiare arte nel 1956. Qui ha iniziato la sua carriera di illustratore. Dopo avere realizzato affascinanti silent book e avere illustrato le opere di molti scrittori di successo, in questo albo ha realizzato sia il testo che le immagini, creando una storia sospesa tra realtà e fantasia. Nello scorso inverno Thé Tjong-Khing ha festeggiato il suo novantesimo compleanno con una mostra delle tavole originali di questo libro, esposte presso la libreria del palazzo delle Esposizioni di Roma. Per la sua capacità di unire nelle sue opere elementi e dettagli storici e realistici a situazioni fantastiche e oniriche, nonché per la freschezza delle sue immagini, è stato definito “l’eterno ragazzo dell’illustrazione fantastica”. 

Thé Tjong-Khing, Jack e il T-Rex, Beisler 2023, traduzione di Anna Patrucco Becchi

La recensione integrale si legge su Mangialibri a questo link: Jack e il T-Rex | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

martedì 16 luglio 2024

Sarà estate e altre poesie, di Emily Dickinson

Il piccolo mondo della Dickinson ci apre le porte e ci invita alla contemplazione e alla scoperta, in punta di piedi, con discrezione, dei suoi abitanti e delle loro vite. Leggiamo nella lirica di apertura (14): 

“Ho una sorella nella nostra casa / e l’altra alla distanza di una siepe. / Ce n’è una sola nei registri / ma l’una e l’altra sono mie sorelle […]”. Qui la poetessa narra e celebra, insieme, la sorella minore Lavinia e la cognata Susan, evocando gli svaghi comuni, “il tenersi per mano”, nell’infanzia lontana, “su e giù per le colline”. 

La casa di famiglia, i luoghi che da essa si contemplano, le attese, i sogni e i sentimenti sono elementi che caratterizzano ogni poesia. Li troviamo con forza, ad esempio, in 342, “Sarà estate, alla fine. / Signore con parasoli, / signori a passeggio col bastone / e bambine con bambole // daranno colore al pallido paesaggio / come fosse un bouquet luminoso, / e tuttavia lontano, trasportato nel marmo / si stende oggi il villaggio. / […] finché l’estate ripieghi il suo miracolo / come le donne ripiegano le vesti / o i preti i simboli / quando è compiuta la celebrazione”. 

E, infine, (1540), l’estate, compiutosi il suo destino, se ne va: “L’estate se ne andava / impercettibilmente, come il dolore / troppo lieve alla fine / per sentirlo come un tradimento / […] Il crepuscolo scese in anticipo / il mattino brillò straniero / con la grazia cortese ma dolente / dell’ospite che vorrebbe partire”…

 Emily Dickinson, Sarà estate e altre poesie, Via del Vento 2022, traduzione di Piera Mattei

La recensione si legge per intero su Mangialibri, al link Sarà estate e altre poesie | Mangialibri dal 2005 mai una dieta


giovedì 4 luglio 2024

Stazioni, di Eleonora Bellini

"C'è un'idea di movimento verso l'ignoto, di libertà, di fuga oltre i confini dello spazio e del tempo in questa silloge emblematicamente intitolata Stazioni. C'è la rappresentazione di un mondo circoscritto che prelude però a qualcosa di più ampio che si apre alla vista di una umanità variegata, alla ricerca di altro da ciò che già possiede mentre porta con sé cose e idee di mondi lontani, di tempi passati, profumi, odori, colori. Eleonora Bellini rappresenta persone e situazioni con estrema delicatezza e verosimiglianza, dipingendo passeggeri di tutte le età e di diversi pensieri con parole nitide, precise e misurate, anche quando subentrano la malinconia o la nostalgia o visioni incantate negli occhi dei bambini o anche quando il disagio delle attese genera malumore o preoccupazione. L'osservazione è acuta, la resa “pittorica” efficace e lascia spazio a riflessioni sui luoghi, le vicende, la storia" è la motivazione stilata dalla giuria del Premio internazionale di poesia Kanaga per questa raccolta che, pur in tempi e spazi diversi, si lega alla precedente Il rumore dei treni (Book Editore, 2007 qui si può leggere una poesia da Il rumore dei treni | Ago & contrAgo (wordpress.com).
 Se la precedente raccolta affrontava temi più esistenziali e narrava il mondo dei sentimenti di una vita, ora Stazioni dipinge volti, mani, piedi, di persone còlte nel variegato mondo in movimento delle stazioni dei treni: effimeri, passeggeri eppure eterni nello scatto dei ricordi, così come avviene per le stazioni della vita.


"... il suo libro mi ha (nuovamente) colpito per l'essenzialità del dettato e la civiltà dell'universo al quale rinvia. In questo senso è un libro profondamente, radicalmente inattuale, e dunque nelle mie corde [...] "Stazioni" allude alla quasi totalità della mia vita; e mi richiama alla memoria il titolo un po' misterioso del libro di un amico morto da anni, Marcello Venturi: "Più lontane stazioni", del tutto degno del figlio del capostazione di Querceta che Marcello era stato" (Franco Contorbia).


"Il mondo variegato delle stazioni, belle, piccole, vecchie abbandonate e perse che muovono il cosmo ferroviario e gli umani pensieri che affollano i treni " (Rosalba Le Favi).

Le figure si stemperano con agilità tra “i grandi sogni volati via sulle pagine” e “la luna che corre più veloce del vento”, tra “il brusio del mercato” e “la canzone delle ruote dei giunti e dei binari”. I registri allora si mescolano luminosamente al linguaggio più colloquiale, in una sorta di concerto che plasma e adatta il mutare della quotidianità al ritmo cadenzato delle sillabe (Antonio Spagnuolo), link alla recensione completa Poetrydream: SEGNALAZIONE VOLUMI = ELEONORA BELLINI

lunedì 1 luglio 2024

NOTTE, catalogo della mostra di Palazzo Pirola a Gorgonzola

L’Associazione Arte tra la Gente, nata nel 2007 a Pozzuolo Martesana (MI), ha proposto dal 1° al 16 giugno 2024 un'avvincente mostra di arte contemporanea sul tema della notte, con il patrocinio del Comune di Gorgonzola. L'esposizione si è tenuta nel settecentesco, prestigioso Palazzo Pirola ed è stata accompagnata anche da un momento di letture di poesia. Il catalogo, sobrio ed elegante, è introdotto da un testo di Giovanni Mattio, che suggerisce al lettore e al visitatore i molteplici aspetti, i variegati "volti" della notte, la quale "può portare consiglio, o può essere perdita di senno, può portare ristoro o sprofondare nell'angoscia, innescare sogni confortanti o essere lacerata dall'incubo...", e da una lirica di Serena Rossi.

Qui ogni artista e ogni poeta racconta il proprio personale viaggio nel profondo della notte, d'oscurità o di luce che sia: notti di luna o di stelle, notti di incubi e pensieri amari, notti di attesa e notti brevi, notti oscure e senza fine. In appendice alle immagini e ai testi poetici si trova un'utile rassegna biografica degli artisti e dei poeti in catalogo a cui fa seguito un cenno storico sulle principali attività dell'Associazione negli anni. Strumenti, questi, utili a favorire la conoscenza di realtà artistiche e letterarie presenti nel milanese e oltre: testimonianze di intelligenza, creatività e impegno nell'ideazione e nella diffusione di proposte culturali aperte e accoglienti.

Artisti in mostra: MARIA AMALIA CANGIANO – FRANCESCO COLOMBO – JONE DEL BALZO – FABIO FACCHINETTI – ANNA FINETTI –ANNAMARIA GAGLIARDI – UMBERTO GIORGIONE – PAOLA FAGGELLA – LUISA FONTALBA – MARIO GRANDI – ANNA LAMBARDI – ANNA LENTI – PINO LIA – NADIA MAGNABOSCO – CARLO MALANDRA – GIOVANNI MATTIO – VERONICA MENGHI CARLA OLIVA – ROSALIA NORDIO – ELISABETTA ONETO – ROBERTA PALEARI – CHIARA PELLEGRINI – MARI JANA PERVAN MARIAGRAZIA ROMANO’ – SERENA ROSSI – LUCREZIA RUGGIERI – DANUTA SANDOMIERSKA – SALVATORE SANNA – IDA ROSA SCOTTI – CELINA SPELTA – MADDALENA SPROVIERO MORJANA STOJANOFF – GIOVANNA BRIGIDA TONAZZO.

Poeti presenti nel catalogo: ELEONORA BELLINI – LUIGI CANNILLO – MADDALENA CAPALBI – LIDIA CHIARELLI – GABRIELLA COLLETTI – ANNITTA DI MINEO – ROSALBA LE FAVI – ALESSANDRO MAGHERINI – EMANUELA NIADA – ANTJE STEHN.


martedì 25 giugno 2024

Le poesie dell'Oca Loca, di Gloria Fuertes e Miguel Ángel Pacheco

Le poesie dell’Oca Loca, che ricordano per alcuni tratti Toti Scialoja e per altri il García Lorca più incantato e fantastico, uscirono in Spagna quarantacinque anni fa, eppure non hanno perso nulla della nativa verve, né della capacità di divertire i lettori, aprendo loro spazi, visioni e inviti ad assaporare le parole in tutta la loro musicalità e in tutte le loro possibilità reali e fantastiche. Gloria Fuertes (Madrid 1917-1998), poetessa e scrittrice, si caratterizza per una scrittura colloquiale, semplice e frizzante, ricca di giochi verbali, ma non priva di suggerimenti a riflettere e di allusioni a temi sociali. Quest’ultimo elemento derivò forse anche dalle sue origini modeste, la mamma era sarta e il papà portinaio, e dalla sua indole fantasiosa e sognatrice. Gloria dedicò molta parte della sua opera, fresca, colorata e musicale ai bambini. Le poesie dell’Oca Loca escono ora per la prima volta in Italia, a cura di Federico Martin e Antonio Rubio, nella traduzione degli studenti della laurea magistrale in Specialized Traduction dell’Università di Bologna, coordinati dalla professoressa Gloria Bazzocchi. 

Gloria Fuertes e Miguel Ángel Pacheco,
Le poesie dell'Oca Loca
                                                                     Kalandraka 2023

La recensione integrale si legge qui Le poesie dell’Oca Loca | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

mercoledì 12 giugno 2024

I migranti, di Marcelo Simonetti e Maria Girón

Fratello e sorella - maglietta e righe multicolori lei, maglioncino verde oliva lui - fanno appena in tempo a sentire la voce della maestra Alicia comunicare una novità, “domani arriveranno in classe due migranti”, che squilla il campanello per annunciare la fine delle lezioni. I due si precipitano verso casa, dove li aspetta il risolatte della nonna, il loro piatto preferito del quale fanno sempre il bis. Tuttavia non riescono a dimenticare quella parola, detta dalla maestra, che alle loro orecchie suona ignota e misteriosa. Chi saranno infatti “i migranti”? Pauli, la bimba, golosa, immagina che si tratti di un tipo di dolci, magari ripeni di cioccolato. Il fratello, dopo aver riflettuto un po’, decide che non si può trattare di dolci perché in classe ci sono quattordici scolari e due dolci sarebbero troppo pochi...

La recensione completa è su I migranti | Mangialibri dal 2005 mai una dieta

Marcelo Simonetti e Maria Girón, I migranti, Traduzione di Francesco Citarella, Tiziana Masoch, 
Ilide Carmignani, Kalandraka 2024 

lunedì 27 maggio 2024

Scaffale locale 12: Legami tra la famiglia Bonola - Marazza e Alessandro Manzoni, di Carlo Carena

Il 15 marzo 1986 si tenne alla Fondazione Achille Marazza di Borgomanero un Incontro manzoniano, tavola rotonda con Carlo Carena, Umberto Colombo, Maurizio Corgnati. Contemporaneamente vennero esposte al pubblico due mostre: la prima comprendente preziosi disegni e terrecotte di Gustavino (Gustavo Rosso, Torino 1881 – Milano 1950) dedicati a I promessi sposi; la seconda, intitolata La sentenza data, dedicata agli esemplari librari del prezioso fondo manzoniano della biblioteca, ad alcune curiosità testimoni della popolarità del romanzo non solo tra scuole e studiosi, ma anche e soprattutto tra la gente (fotoromanzo, cartoline, edizioni commemorative, traduzioni inglesi e francesi contemporanee a quella italiana) nonché a La colonna infame e ai testi antichi sulla peste nel milanese (1630-1631). Qualche tempo dopo i testi della tavola rotonda furono raccolti in un quaderno (stampato a Borgomanero nel luglio 1993, a cura di Eleonora Bellini) che contiene anche diverse immagini della mostra e i testi introduttivi alle sezioni della stessa. La mostra manzoniana fu destinata poi a circolare tra scuole e biblioteche del Sistema del Medio Novarese e, dedicata come fu a un tema che "non scade mai" è sempre disponibile per la circolazione.

Nell'intervento di apertura dell'Incontro Carlo Carena così delinea i legami manzoniani (e rosminiani) tra la famiglia Bonola-Marazza e il Gran Lombardo:

"Riprenderei per cominciare, visto che devo fare gli onori di casa, qualche spunto dalle tradizioni di questa casa verso Manzoni, che sono state così calde e così vive, e che hanno favorito, attraverso il fondo della biblioteca di questa istituzione, la quale sta cambiando veramente il volto mercantile e agricolo di Borgomanero in qualcosa di più sostanzioso e di più alto, quella mostra manzoniana che vedete esposta e che ha riscosso un giusto interesse di visita e anche di apprezzamento critico. Perché, penso, la Fondazione Marazza ha promosso queste iniziative? Per i legami addirittura famigliari da parte dell’istitutore e fondatore della Casa di Cultura, Achille Marazza, nella cui famiglia Manzoni aveva una presenza particolare attraverso la singolare figura estrosa, intelligente, dell’avvocato Giulio Bonola, che produsse uno dei primi e più importanti documenti biografici di Alessandro Manzoni, e cioè la raccolta del carteggio fra i due grandi amici Alessandro Manzoni e Antonio Rosmini. Questo carteggio risale al 1901 ed è quindi uno dei primissimi documenti epistolografici su Alessandro Manzoni, tanto che ancora oggi io trovo esemplare il modo com’è stato confezionato. Naturalmente bisogna riportarsi a un’opera pionieristica, perché siamo alla pubblicazione dei primissimi documenti, a venticinque, ventisei anni dalla morte del titolare; però, per la precisione, la ricchezza delle annotazioni, per il gusto con cui viene scritto, rimane certamente un punto di partenza importantissimo negli studi manzoniani. Lo stesso Bonola successivamente ci ha dato anche un altro documento, entrato poi nella storia degli studi manzoniani, a cui tuttora tutti attingono, e cioè quelle Venti ore con Alessandro Manzoni, che, lasciato inedito da Niccolò Tommaseo, fu pubblicato per la prima volta da Bonola nel 1928 ed è poi entrato nella collezione, nella raccolta dei vari Colloqui con Manzoni, che ebbero edizioni successive, aggregando, assieme alle Conversazioni col Tommaseo, quelle con altri personaggi che frequentarono casa Manzoni. Il primo punto di aggregazione manzoniana attorno a questa Fondazione avviene dunque attraverso questi personaggi. Ma Borgomanero entra nella vita del Manzoni anche per un altro personaggio verso il quale, una volta che lo conobbe, Manzoni sempre protestò grande amicizia, devozione, rispetto e venerazione. Alludo a Giovanni Battista Pagani. Giovanni Battista Pagani nacque in questa città nel 1806, entrò ben presto in seminario e, quando fu ordinato sacerdote nel 1828, all’età di 22 anni, lasciò il secolo per ritirarsi in una congregazione religiosa che, proprio allora, era stata fondata al Monte Calvario di Domodossola da Antonio Rosmini. E il Pagani si fece rosminiano, fu tra i primissimi rosminiani. Spesso frequentò ulteriormente Borgomanero attraverso la Casa Rosminiana, ma soprattutto fu mandato quasi subito in Inghilterra, dove Antonio Rosmini aveva pensato di allargare il suo ordine religioso in terra missionaria. Fu nel corso di questa attività assai vorticosa, che portò il Pagani per un decennio in Inghilterra e che lo porterà a diventare il primo superiore generale della carità immediatamente dopo la morte di Antonio Rosmini nel 1855, fu in quel decennio tra il ’45 e il ’55 che spesse volte Manzoni ebbe modo di incontrare il Pagani a Stresa, nella villa Ducale sede di Antonio Rosmini, ed ebbe modo, anche, nel suo colloquio, nei suoi rapporti epistolari col Rosmini stesso, di esprimere giudizi e valutazioni molto affettuose e molto riverenti e ammirative verso questo nostro concittadino. Addirittura il Pagani diviene lo stimolatore di una poesiola del Manzoni, una poesiola in latino. Negli scarsissimi frammenti, nei pochissimi frammenti poetici che Manzoni lasciò in latino (era anche poeta in latino: sono in tutto, credo, quattro o cinque i frammenti poetici di Manzoni in latino, molto brevi, ma che dimostrano, tra l’altro, una padronanza della metrica e della prosodia non indifferente). Uno di questi frammenti, di solito scherzosi, lirico poetici, ma abbastanza scherzosi, si incontra in una lettera che Manzoni scrisse nel 1847, l’8 novembre 1847, al Rosmini, dicendo di trasmettere al Pagani i suoi saluti (i saluti del Manzoni) in Inghilterra: «me gli rammenti – dice Manzoni – con venerazione e tenerezza» questo Pagani che – dice ancora il Manzoni attraverso un distico elegiaco – «ausus qui toto commixtos orbe Britannos aggredi, et infenso figere signa solo». Cosa vuol dire questa frase? Voi l’avete già capito benissimo, vuol dire: «il quale Pagani osa affrontare i Britanni collegati col mondo intero e nel loro suolo ostile (erano tutti protestanti), piantare la croce (“signa” è il segno cristiano)». Il breve distico che potrebbe sembrare abbastanza strano, in realtà dimostra anche la grande frequentazione che il Manzoni aveva coi testi della poesia classica, e soprattutto con Virgilio, che egli considerava uno dei massimi geni poetici dell’antichità. Infatti il distico manzoniano è la ripresa, quasi parodica, di un verso delle Bucoliche di Virgilio. Virgilio dice che fra i vari luoghi difficili da visitare c’è ’Inghilterra, che è staccata, divisa, dal mondo intero. Manzoni, giocando su quel verso, dice che invece il Pagani è andato in Inghilterra «oggi collegata al mondo intero». Siamo nel periodo in cui si andava costituendo il Commonwealth e l’Inghilterra stava diventando padrona del mondo intero. Questi due versi, molto gustosi, rivelano tutto un retroterra culturale assai vivace e interessante, sono entrati nella produzione manzoniana e si trovano oggi in tutte le edizioni della poesia manzoniana, fino all’ultima, uscita negli Oscar l’anno scorso a cura di Ulivi. Questa ha una sezione finale in cui si cita, appunto, questo distico e si citano, riferendosi alla lettera manzoniana e riferendosi al notevole personaggio del Pagani (su cui Borgomanero, prima o poi, dovrebbe fermare la sua attenzione, sia per il grande contributo dato alla conversione, all’introduzione del cattolicesimo in Inghilterra, sia per l’importanza che ha assunto, diventando superiore generale dell’ordine dei Rosminiani per un decennio). Tra l’altro, andando a vedere questi piccoli documenti, è interessante il fatto che, nelle edizioni consultate dell’epistolario manzoniano, questo Pagani viene fatto nascere a Domodossola, anziché a Borgomanero, per influsso, evidentemente, dell’ordine rosminiano sorto a Domodossola. Anche l’edizione dell’Arieti, in nota, fa nascere questo Pagani a Domodossola".

Tutti gli interventi dei relatori all'Incontro manzoniano si leggono nell'opuscolo ad esso dedicato (stampato a Borgomanero nel luglio 1993, a cura di Eleonora Bellini) che contiene anche diverse immagini della mostra e i testi introduttivi alle stesse. Questo post mi offre l'occasione per ricordare tutto il personale della Fondazione che collaborò al successo dell'iniziativa manzoniana di quell'anno (e di tante altre) e, in particolare Giuliano Pigato e Marilena Zerlia, partiti verso l'altrove.