"C'è un'idea di movimento verso l'ignoto, di libertà, di fuga oltre i confini dello spazio e del tempo in questa silloge emblematicamente intitolata Stazioni. C'è la rappresentazione di un mondo circoscritto che prelude però a qualcosa di più ampio che si apre alla vista di una umanità variegata, alla ricerca di altro da ciò che già possiede mentre porta con sé cose e idee di mondi lontani, di tempi passati, profumi, odori, colori. Eleonora Bellini rappresenta persone e situazioni con estrema delicatezza e verosimiglianza, dipingendo passeggeri di tutte le età e di diversi pensieri con parole nitide, precise e misurate, anche quando subentrano la malinconia o la nostalgia o visioni incantate negli occhi dei bambini o anche quando il disagio delle attese genera malumore o preoccupazione. L'osservazione è acuta, la resa “pittorica” efficace e lascia spazio a riflessioni sui luoghi, le vicende, la storia" è la motivazione stilata dalla giuria del Premio internazionale di poesia Kanaga per questa raccolta che, pur in tempi e spazi diversi, si lega alla precedente Il rumore dei treni (Book Editore, 2007 qui si può leggere una poesia da Il rumore dei treni | Ago & contrAgo (wordpress.com).
Se la precedente raccolta affrontava temi più esistenziali e narrava il mondo dei sentimenti di una vita, ora Stazioni dipinge volti, mani, piedi, di persone còlte nel variegato mondo in movimento delle stazioni dei treni: effimeri, passeggeri eppure eterni nello scatto dei ricordi, così come avviene per le stazioni della vita.
"... il suo libro mi ha (nuovamente) colpito per l'essenzialità del dettato e la civiltà dell'universo al quale rinvia. In questo senso è un libro profondamente, radicalmente inattuale, e dunque nelle mie corde [...] "Stazioni" allude alla quasi totalità della mia vita; e mi richiama alla memoria il titolo un po' misterioso del libro di un amico morto da anni, Marcello Venturi: "Più lontane stazioni", del tutto degno del figlio del capostazione di Querceta che Marcello era stato" (Franco Contorbia).
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