Carlo Carena, filologo, traduttore di classici greci e latini, critico letterario, ha definito questo libro di Giulio Martinoli “un raro esempio e insegnamento di pietas filiale, che delinea una storia secolare tramandata o documentata, e la ricrea sorreggendola e integrandola con una brillante immaginazione”. Rimarcando che, tra queste pagine, è facile apprezzare “l’autenticità dei personaggi, delle vicende, dei paesaggi e degli ambienti; famiglie numerose, donne e uomini che penarono e sacrificarono la loro esistenza per i familiari o furono protagonisti di grandi avventure, artigiani e operai nel loro piccolo lago o migranti nel grande Nord, coinvolti in brutte guerre o seduti attorno a una buona tavola allestita dalla massaia”.
Giulio Martinoli, insegnante, critico d'arte e operatore culturale intelligente e appassionato, racconta in questo suo "Senza far nomi" fatti e persone di famiglia, dal 1885 ai nostri giorni: un'impresa che forse ogni famiglia meriterebbe e che qui si concreta grazie a una scrittura brillante, a uno sguardo arguto e profondo e al ritrovamento del testamento di un bisnonno paterno. Tra i familiari, tutti ben scolpiti nella scrittura e capaci di suscitare la curiosità di chi legge, colpisce la storia di un padre ragazzino che "gioca a perdifiato nei campi e per le stradine del paese". Non un idillio tra boschi, campagne e spicchi di lago, ma l'istantanea di una breve infanzia, preludio al duro lavoro in fabbrica che attendeva allora anche i ragazzini già al termine della scuola elementare. E così fu per lo zio, ma il papà, "che era molto pronto e intelligente" e amava studiare riuscì a strappare alla sua mamma - donna forte e decisa quant'altre mai - il permesso di frequentare la sesta classe delle elementari, facoltativa. Però non oltre, aveva stabilito la donna, perché, dopo quell'anno regalato, la fabbrica avrebbe aperto anche a lui, come già avvenuto per il fratello, le sue porte. Così, come in una fiaba o in un libro di avventure alla Tom Sawyer, il papà ragazzino fugge di casa e rimane fuori, a dormire nei boschi, per diversi giorni. E perché mai? Voleva forse fare il bighellone? No di certo, il papà ragazzino voleva fare un altro lavoro, voleva fare il cameriere, un mestiere pulito, perfino elegante, che ti può portare in giro per il mondo. Ci sarebbe riuscito? Leggete e lo scoprirete. Si incontrano tante persone care, in questo libro, bisnonne e nonne, bisnonni e nonni, genitori e figli, le loro storie semplici e speciali insieme. Si percorrono anche tanti luoghi diversi, a partire dalle sponde dei tre laghi sulle cui sponde si intrecciano le storie di famiglia (laghi d'Orta, di Como e di Lugano) fino alle valli attorno al Cusio e verso le montagne e poi su, fino al canale della Manica, nell'isola di Jersey in cui Giulio nacque e dalla quale piace immaginare abbia ricevuto quella patina di gentleman che ancora, mirabilmente, si porta addosso.
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