Szymon
vive rinchiuso con la sua famiglia nel ghetto di Varsavia. Le
rappresaglie naziste gli portano via il babbo e la sorella e il
bambino rimane solo con la mamma malata. L’infermiera Jolanta porta
loro un po' di cibo e qualche vestito caldo, finché, un giorno,
propone alla donna di affidarle Szymon, per portarlo in salvo fuori
dal ghetto. Il bambino viene nascosto presso diverse famiglie e
sopravvive grazie al coraggio delle nuove mamme che, di volta in volta,
lo accolgono. Dopo molti anni, sopravvissuto alla Shoah, Szymon
Bauman verrà a sapere che l’infermiera Jolanta in realtà si
chiamava Irena Sendler e che lavorava come impiegata nell'assistenza
sociale. Grazie al suo ruolo, che le permetteva di avere un
lasciapassare per il ghetto, Irena, mettendo a rischio la propria
vita, aveva organizzato, insieme ad altri membri della Resistenza,
numerose fughe dal ghetto, riuscendo a mettere in salvo più di 2.500
bambini e molti adulti. Come furono ritrovati e identificati, alla fine della guerra, i bambini salvati? Grazie ''ad un barattolo di vetro sotterrato sotto il melo nel giardino di viale Lekarska 9 a Varsavia. In questo barattolo Irena Sendler aveva messo delle striscioline di carta arrotolate. Su queste aveva scritto i nomi e cognomi dei bambini, quelli veri e quelli falsi, e, sotto i nomi, aveva annotato gli indirizzi cifrati delle famiglie che si occupavano di loro''.
Nel 1965 il Memoriale di Yad Vashem conferì
alla Sendler il titolo di “Giusta tra le Nazioni”. Al Senato
Polacco, che nel 2007 la insignì del titolo di ''eroe nazionale'',
Irena scrisse: «Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la
giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo
di gloria». Il libro, splendidamente illustrato da Maciej Szymanowicz, narra senza
retorica, attraverso la vicenda di un solo bambino, un momento
tragico della storia del Novecento. Da consigliare a bambini, genitori e
insegnanti.
Renata Piatkowska, Tutte le mie mamme, Giuntina 2018
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