Durante
l'anno scolastico 1990-1991 alla Sezione Ragazzi della Biblioteca
''Achille Marazza'' di Borgomanero (NO) direzione e bibliotecarie si
assunsero il piacevole compito di celebrare il settantesimo compleano
di Gianni Rodari e la decima ricorrenza dalla sua morte. Con l'aiuto
economico e l'adesione convinta degli allora assessori alla Cultura
della Provincia di Novara e del Comune Borgomanero, il tempo
trascorse veloce, fecondo e ricco di idee, di lavoro, di scambi
intellettuali e umani. In questa seconda tappa di ''Rodari in
biblioteca'' mi proverò a raccontarvi IL LABORATORIO DELLA CICALA,
la parte bambina e poetica dell'insieme delle iniziative rodariane di
quell'anno, intitolate LABORATORIO PER RODARI.
La
parte bambina del programma, dunque, fu dedicata ai laboratori di
poesia, già appuntamenti abituali di incontro tra bambini e poesia
in biblioteca, ma questa volta tutti dedicati a Gianni Rodari. Il
punto di partenza fu la lettura di filastrocche (Alla formica,
Mi piacerebbe un giorno, Filastrocca di primavera, Il
treno dei bambini), ad alta voce e non una sola volta. Leggere
una filastrocca o una poesia, qualsiasi filastrocca o poesia, ma
ancor più se è del ''favoloso Gianni'', significa ascoltare con le
orecchie, riprodurre con le labbra, facendo bene schioccare le
parole, specialmente quelle importanti, assaporare il significato di
tutto il testo e di ogni singola parola. Questo facemmo con i
bambini, anche quella volta. Fu divertimento e fu intelligenza, nel
suo significato etimologico di ''guardare dentro'', che i bambini, se
messi in condizioni di esprimersi spontaneamente (tempo, benevolenza,
ascolto), sempre manifestano.
Dai
laboratori nacquero una mostra e un opuscolo, intitolati per unanime
comune volontà IL LABORATORIO DELLA CICALA, liberamente parafrasando
il titolo di un'emblematico testo di Rodari, ''Alla formica''.
Ancora
una volta la mirabile, incontenibile e poi negli anni per sempre
perduta creatività dei bambini esplose e prese parzialmente forma
nelle filastrocche e nelle poesie, tutte rigorosamente redatte in
biblioteca durante i laboratori e raccolte nel quadernetto omonimo, e
nei fantasmagorici disegni che le accompagnavano. Queste
filastrocche, quasi sempre allegre, ma talvolta malinconiche, spesso
umoristiche, ma talvolta perfino didascaliche, sopravvivono alla
lettura anche oggi, trent'anni dopo. Miracoli della poesia, miracoli
dell'infanzia, certamente, queste composizioni che continuano a
confortarci e a regalarci qualche gioia. Tuttavia viene da chiedersi
che cosa sia accaduto, quali mostri abbiano deviato le parole, quali
arpie abbiano rubato i sogni e il senno, quali ladri abbiano
saccheggiato la naturale innocenza delle menti, se ora, divenuti
adulti i piccoli di allora, le cose vanno come vanno, si confondono e
degradano, volgono al peggio. Chi era adulto già allora ci pensa
spesso. E non se ne capacita.
Leggiamo
ora, leggiamo
1
''C'è
un paese dove i bambini
hanno
per loro tanti bacini,
bacini
veri che mamma gli dà.
Bacini
amorosi
di
mamme premurose.
Così
il bambino diventa un ragazzetto
simpatico
e perfetto.
(Maruska,
fine psicologa nativa)
2
Vorrei
che un mattino
in
questa città
ogni
bambino
avesse
la libertà.
La
libertà è un bene di tutti
anche
dei bambini più piccini.
(Marco,
che guardava lontano)
3
C'
è un paese dove i bambini
sono
così monelli che in soggiorno
fanno
chiasso tutto il giorno.
Tutti
i soprammobili hanno rotto,
sia
di sopra che di sotto.
I
genitori dei bambni
sono
diventati anche loro ragazzini.
(Gianpaolo,
che vedeva lontano)
4
Mi
piacerebbe un giorno
cantare
in girotondo
con
la pace tutta intorno.
Girare
in tondo
intorno
al mondo.
Con
la pace toccare
il
fondo del mare.
(Oriana,
che pensava in grande)
5
Mi
piacerebbe un giorno parlare
con
un abitante lunare.
Vi
pare strano?
Chissà
come parlano,
se
tedesco o australiano?
Vivranno
nei crateri
o
nei poderi?
Questo
non si sa,
ma
se un astronauta lo vedrà,
lo
prego se dirmelo potrà.
Forse
là
non
è come qua.
Chissà!
Avranno occhi sopra,
occhi
sotto, ma le mani?
Forse
una,
forse
cinquemila.
(Giovanna,
la fantascientifica)
(C) Eleonora Bellini
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