lunedì 21 febbraio 2022

Per Mario Lodi 1. Cambiare il mondo banale in luogo fantastico

Provincia italiana a metà degli anni Ottanta del Novecento. Una biblioteca da ri-costruire, lettori da coinvolgere, scuole da invitare in un luogo di lettura libera, come è la biblioteca dei bambini e ragazzi e delle bambine in primis, lettrici più assidue dei maschietti. Si doveva trovare una strada nuova, inedita, anche un po' spiazzante, come la poesia ("Meno ricerche, più poesia!") con la quale avevo familiarità da sempre. Nacquero i laboratori di poesia in biblioteca, liberi versi, libere rime o anche non-rime. Fu una manifestazione di gioia e creatività assolutamente gratuita che coinvolse una sessantina di classi con le loro insegnanti, sfociò in una mostra "I bambini e la poesia" e in alcuni incontri con veri maestri - Roberto Denti, Mario Lodi - che quel paesone di provincia poté incontrare, conoscere e sentir nominare, in qualche caso, per la prima volta. Ma non era poi male, quel mondo di allora che comunicava solo con telefonate (nel mio caso, dovevo alzarmi dalla scrivania dopo essere stata convocata per rispondere al telefono presente solo nell'ufficio dell'economa), lettere di carta, attese e preziose; tanto tempo per pensare, immaginare, fantasticare. Se ne accorsero, della mostra e dei laboratori, il sindaco e l'assessore alla cultura. Grazie a loro e al presidente del Consiglio del Sistema Bibliotecario (ne ricordo i nomi, in ordine: Piercarlo Fornara, Giacomo Bucciero, Ernesto Lomaglio) e dalla loro attenzione nacque il Quaderno n.4 dell'assessorato alla cultura del Comune, intitolato "I bambini e la poesia". Titolo azzeccato quant'altri mai perché tutte quella bambine e tutti quei bambini avevano fatto circolare in città la poesia come non era mai successo, proponendo i loro versi, gentili, nuovi, fiduciosi. Roberto Denti e Mario Lodi ci regalarono, pro bono, un loro testo, scritto proprio per noi, la nostra biblioteca, i nostri bambini, le nostre scuole, il nostro Quaderno.

"Per fare poesia, dice Garcia Lorca, - scrisse tra l'altro Lodi nel suo contributo che trovate per intero nella foto in calce - occorre la tranquillità di una famiglia o di una scuola che lascino all'individuo il senso ludico dell'imparare, del pensare, del ragionare, del riflettere su se stessi e il mondo..."

Mi piace riproporli ora, in occasione del centenario della nascita del maestro Lodi, al quale dedicherò poi altri post. Lo ricordo, in occasione delle sue conferenze in biblioteca: alto, attento un poco schivo, parco di parole che non fossero quelle importanti, quelle a favore della scuola e dei bambini. Ero allora in attesa della mia seconda figlia. Ero impacciata e intimidita quanto basta, ma non così tanto da non essere consapevole e felice come chi si sveglia dopo avere fatto un sogno e si accorge che quel sogno è vero, è reale. L'autore di libri letti e riletti (Il paese sbagliato, C'è speranza se questo accade al Vho) è lì, accanto a te, sta per parlare nella "tua" biblioteca e coinvolgerà certamente tanti altri nel tuo sogno. Erano ancora anni, quelli, in cui si poteva sperare e sognare.   







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