- "Il vescovo cristiano
doveva avere il monopolio della parrhesia" si è scritto,
proponendo, appunto sul caso Ipazia, un sillogismo storico fin troppo
immediato: se nella fase di trapasso dal paganesimo al cristianesimo il ruolo
del filosofo e del vescovo vengono a sovrapporsi, che cosa fa il vescovo se non
eliminare il filosofo? - (pag. 41)
Invidia per l'eccellenza altrui e
brama di potere esclusivo condussero il vescovo Cirillo a scatenare un gruppo
di cristiani oltranzisti e di monaci violenti contro la filosofa Ipazia, fino a
teorizzare la necessità del suo assassinio e al crudele infierire sul suo
corpo, letteralmente fatto a pezzi, lei ancora viva, dagli assalitori.
La vicenda di Ipazia è stata
ri-portata all'attenzione del più vasto pubblico nel 2009 dal film Agorà (http://it.wikipedia.org/wiki/Agora_%28film%29).
Silvia Ronchey in questo saggio
molto documentato ripercorre la vicenda della “celebre e troppo sventurata
Ipazia” (Diderot) attraverso le cronache di fonte sia pagana che cristiana più
vicine a lei, e poi esaminando come la sua personalità sia stata studiata dalla
filosofia e dalla letteratura occidentali fino all’Ottocento. Come è intuitivo,
Ipazia fu tenuta in grande considerazione in ambito illuminista (Diderot, Voltaire),
ma anche il cattolico Chateaubriand le dedicò pagine di alta considerazione. E in
Italia Vincenzo Monti (“l’innocente ombra di Ipazia”) e Giacomo Leopardi nella
sua produzione giovanile ne rammentarono il martirio. Ugualmente la pensatrice
dell’antica Alessandria venne tenuta in considerazione in ambito anglicano e protestante.
Bertrand Russel, ricorda la Ronchey, apre la sua Storia della filosofia occidentale con questa frase sul vescovo
Cirillo: “La sua principale pretesa di fama è il linciaggio di Ipazia, distinta
signora che in un’epoca di bigotteria professava la filosofia neoplatonica e
applicava i suoi talenti alla matematica”.
E’ un libro, questo, di quelli
che non passano affatto di moda. E’ assolutamente da leggere e la sua lettura
offrirà spunti per altre letture e per numerosi approfondimenti. Tra questi, ad
esempio, la sovrapposizione del culto di santa Caterina d’Alessandria (della
cui esistenza c’è una leggenda, ma nessuna attestazione storica) alla vicenda
del martirio di Ipazia (che non si convertì mai al cristianesimo), fino alla
dedicazione di una chiesa in Laodicea a “sant’Ipazia Caterina”. Nel 1969 Paolo
VI tolse la memoria di Santa Caterina d’Alessandria dal calendario liturigico
della Chiesa Cattolica “per mancanza di scientificità delle fonti”. La memoria
fu poi ripristinata da Benedetto XVI per il 25 novembre. Un bel dotto giallo,
non è vero?
Silvia Ronchey, Ipazia. La vera storia, Rizzoli 2010
Masolino Da Panicale, Santa Caterina (?) tra i filosofi, Roma- chiesa di S. Clemente |
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