Dale ha sedici anni, quasi diciassette, e ha appena sostenuto al Royal Conservatory of Music l’esame pratico di pianoforte per il quale si è esercitato durante molti mesi su sei brani difficilissimi. Il ragazzo è soddisfatto: l’esecuzione è stata ottima, l’esame è andato bene. Mentre ritorna a casa in auto con la mamma, che non esprime nessun interesse per l’esito della prova, Dale le chiede di fermarsi a Guelph, la cittadina in cui abitavano un tempo, per poter andare al cimitero sulla tomba del papà, morto sette anni prima a causa un incidente stradale. La mamma si ferma di malavoglia: ormai si è risposata, ha cambiato casa e città e si è rimessa, se pur a fatica, da quel periodo doloroso e difficile. Al rientro a casa, Dale non riesce ad addormentarsi e alle tre di notte è ancora sveglio. Allora ricorda un libro letto tempo prima e la sua protagonista che, desiderando “buttar fuori tutto”, scriveva un diario. Decide di fare come lei. Però non è un diario quello che il ragazzo comincia a scrivere, ma un epistolario, una serie di lettere indirizzate al papà perduto. Non importa se questi non potrà né leggerle, né rispondergli: per Dale “va bene lo stesso, perché in questo momento ho bisogno di parlare con qualcuno che non mi risponda”.
La recensione integrale si legge su Mangialibri, al link La musica di Dale | Mangialibri dal 2005 mai una dieta
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