Borgomanero è una cittadina del Medio Novarese conosciuta, oltre che per l'eccellenza di ottima maglieria, per la sua festa dell'uva settembrina, richiamo per i borgomaneresi che le cuciono addosso un'enfasi da festa patronale - una festa patronale sui generis benedetta da ampie libagioni di vino con accompagnamento di carne d'asino tritata e nel vino cotta, anziché da acqua santa - e attrattiva anche per i residenti nei paesi, paesotti e borghi del circondario. Angelo Vecchi, storico che in Borgomanero ha salde radici - solide e ben costruite basi per guardare attorno e lontano, sopra e oltre colline e campanili - nel suo più recente libro, L'italianissimo frutto offre ai lettori una panoramica completa e approfondita delle origini della festa dell'uva nella cittadina piemontese e nel contesto italiano. I ventisei densi capitoli del libro ricostruiscono la storia delle feste dell'uva novaresi, nate a seguito e nel contesto della festa Nazionale dell'Uva voluta da Mussolini con "il dichiarato scopo di contribuire alla soluzione della crisi che colpiva la viticoltura italiana". Le vicende delle feste dell'uva di Borgomanero negli anni dal 1930 al 1936 (in un quaderno a parte, Grappoli d'oro, gli anni migliori, sono raccontate le edizioni del 1937 e 1938) sono descritte nei diversi e compositi aspetti che assunsero, dalle spinte di ordine economico a quelle di tipo politico, ideologico e di propaganda di regime. Lo chiarisce in sintesi il breve capitolo "Borgo folk e Borgo fake" in cui l'autore afferma che "A Borgomanero, la festa fascista dell'uva diventò, dopo un lento e faticoso rodaggio, un enorme tino in cui ribollivano uve e vini, propaganda e politica, affari e ambizioni personali, carnevale e vendemmia, asini adue gambe e quadrupedi, tapulone e maschere, dialetto e poesia e qualche vago residuo della commedia dell'arte". Il saggio svela dunque i molteplici e complessi aspetti di una festa nata per volontà di un dittatore, agghindata con un immaginario e piuttosto posticcio folklore locale gratificante per i cultori del campanilismo paesano e addirittura per le competizioni di quartiere. Ma sempre festa fu ed è.
Angelo Vecchi, L'italianissimo frutto, Il Babi Editore 222
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