lunedì 23 luglio 2018

Voci di donne in versi: Maria Lenti e Barbara Pumhösel

Mettiloro

Esistono ancora i mettiloro?
mi chiede un bambino sgranata la parola dalla TV
(un programma d'arte, penso, su un quadro del passato
vero quell'oro).

No, rispondo. Invece,sì,
gli incensatori di parole
i battitori cottimisti mani spellate
i dispensatori di lodi a piena voce
                        s'ignorano i motivi
gli urlanti i declamanti gli osannanti i titolanti
i timpani-rompenti
i debordanti oltre lo schermo
gli scriventi quotidiane righe su più pagine

non durerà quest'oro.
Quello, invece, splende ancora,
lo rincuoro.

(Maria Lenti in Ai piedi del faro, La vita felice 2016)


ai primi numeri, in memoriam

il fuoco è nemico da sempre
della carta, ma rende
più dura l'argilla, sembrano
eterne le tavolette, eterni i numeri
i segni incisi d'autunno
cinquemila anni orsono
contano tori, misure di grano
conche d'olio, raccontano
un'abbondanza passata a ogni
nuovo futuro che si presenta

si presentava - fino a oggi -
ci voleva una guerra moderna
per distruggerle insieme a vite
a noi per sempre sconosciute

(Barbara Pumhösel in Prugni, Cosmo Iannone Editore 2008)

Accomunano le poesie di Maria Lenti, scrittrice urbinate, e di Barbara Pumhösel, scrittrice toscana di origine austriaca, la forza dei versi, la profondità e l'originalità dei temi. Lo dimostrano le due poesie che propongo qui a titolo di esempio e che potrebbero ben essere definite anche poesie civili. Toni civili chiari e pacati, affidati all'intelligenza anziché allo strombazzamento.
Molto ricca è la poesia delle due autrici, di temi, di forma e di stile. Scrive Gualtiero De Santi a proposito della Lenti: "La scrittura è uno degli strumenti che possiamo impiegare, giacché in essa, come mostrano i versi di Maria Lenti, vengono messi in causa corpo e mente. Questo con forme e piani definiti, e con l'ingaggio di strutture, materiali espressivi, identità e differenze che competono, nel nostro caso, al lato sperimentale dell'autrice urbinate, che non contrasta tuttavia con il coinvolgimento della biografia..."
Della raccolta di Barbara Pumhösel scrive Maria Grazia Greco:
" [le] sillogi contenute in questa antologia ci introducono nel mondo poetico dell'autrice che si snoda tra un'investigazione del reale nelle sue forme più minute con la presenza, forte, della natura da una parte e, dall'altra parte una capacità di decifrazione delle sfumature spesso impercettibili del mondo umano, i cui segni più ricorrenti sono l'attesa, l'incomunicabilità, il silenzio".

Poesia da leggere e da approfondire, senza dubbio.

(C) Eleonora Bellini

1 commento:

lidia Maggioli ha detto...

Versi densi ed evocativi.
Da rileggere e meditare.