“Il mio obiettivo
consiste nel promuovere pubblicamente la libera ricerca spirituale,
all'insegna di una teologia che non risponda al principio di autorità
ma a quello ben diverso di autenticità. A tale riguardo la prima
indispensabile condizione è la libertà, anzitutto della mente. Ma
esiste una seconda condizione, altrettanto essenziale, che è l'amore
per la verità...” in questa frase
troviamo, sintetizzato all'estremo, il senso di questo libro e, più
in generale, di tutta la ricerca teologica di Vito Mancuso.
Parlare
di verità ripercorrendo la storia della Chiesa cattolica significa
incontrare sulla propria strada momenti e fatti nei quali l'esercizio
del potere temporale snaturò completamente il messaggio di
liberazione di Gesù. Significa incontrare Jan Hus e Giordano Bruno,
entrambi arsi vivi e Francesco Pucci, decapitato nelle carceri
papali, e Galileo umiliato e penitente e tanti altri uomini e donne
mandati a morte in modo crudele ed ingiusto dalla romana
Inquisizione. Ogni libertà di pensiero e di coscienza veniva negata,
con violenza. E questa violenza, che pretendeva quell'obbedienza
cieca ed acritica che fa leva sulla paura, fu decisiva nella
costruzione della istituzione ecclesiastica e della stessa dottrina.
In
appendice al saggio possiamo leggere un Elenco provvisorio
degli italiani uccisi in quanto “eretici”.
Chi fa prevalere il principio di
autorità, cioè l'obbedienza, giustificherà e riterrà perfino
“naturale” questa storia di ingiustizie e di condanne. Chi
ricerca la verità, nella libertà e nell'autenticità, sa che la
condanna esplicita ed incondizionata di questi crimini potrebbe
restituire alla stessa Chiesa l'autentica e piena dimensione
spirituale che è la sua vocazione originaria.
Gli
otto capitoli del libro sono così intitolati: L'Inquisizione e la
dottrina; Sul motto episcopale di Martini: pro veritate
adversa diligere; La teologia
politica del Grande Inquisitore; L'anima spirituale, ovvero la
libertà; Il primato della coscienza; Laicità; Dialogo tra le
religioni, Teologia e libertà della mente.
Ferdinando
Camon concluse la sua recensione al libro, apparsa su LA STAMPA, del 9 aprile
2012, con questa considerazione: “[Mancuso] afferma lo
scontro fra obbedienza e coscienza, fra dottrina e bene: se scopo
della vita è fare il bene, è anche lasciar perdere la dottrina. I
suoi libri sono gioiosi e trionfali per i non cattolici, atroci e
dolorosi per i cattolici. E questo più degli altri.”
Vito
Mancuso, Obbedienza e libertà. Critica e rinnovamento
della coscienza cristiana, Fazi
2012.
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