Vengono i brividi a leggere questo documentatissimo libro di Stella e Rizzo. Poi viene da piangere, pianto di rabbia e di impotenza. Sì, perché dall'Appia Antica trasformata in strada a scorrimento veloce verso l'aeroporto (per non parlare dell'abuso edilizio) ai crolli di Pompei, alla cementificazione della ridente provincia veneta, agli sprechi dei siti ministeriali (vi ricordate gli spot "turistici" della Brambilla e di Berlusconi?), ai musei ed alle biblioteche abbandonati e languenti, il panorama dei beni culturali in Italia è desolante; addirittura senza speranza. Se ne è scritto e se ne è parlato anche in documentati reportages televisivi. Tuttavia, per ora, sul fronte di chi ha denaro e potere nulla si muove (o solo pochissimo, troppo poco). E risuonano nella memoria versi antichi:
O patria mia, vedo le mura e gli archi
e le colonne e i simulacri e l'erme
torri degli avi nostri,
ma la gloria non vedo,
non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi
i nostri padri antichi. Or fatta inerme,
nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oimè quante ferite,
che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,
formosissima donna! Io chiedo al cielo
e al mondo: dite dite;
chi la ridusse a tale?
Incalzano le domande di Leopardi nel suo canto. Sembrano storia recente e nuova. Ed esplode l'invettiva di Sordello nel Purgatorio dantesco:
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
"C'è qualcosa di immorale nel non voler soffrire per la perdita della bellezza, per la Patria rotolante verso chissà quale sordido Inferno" afferma oggi Guido Ceronetti. e le colonne e i simulacri e l'erme
torri degli avi nostri,
ma la gloria non vedo,
non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi
i nostri padri antichi. Or fatta inerme,
nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oimè quante ferite,
che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,
formosissima donna! Io chiedo al cielo
e al mondo: dite dite;
chi la ridusse a tale?
Incalzano le domande di Leopardi nel suo canto. Sembrano storia recente e nuova. Ed esplode l'invettiva di Sordello nel Purgatorio dantesco:
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
E noi? Che cosa aspettiamo a ribellarci?
POST SCRIPTUM: di fronte a tanta devastazione sembrano piccola cosa, la nostra volta pericolante - dal dicembre 2009 - e le nostre sale chiuse, l'ascensore mai messo in funzione ed il cui vano ad ogni minima pioggia si allaga, i libri rovinati dalle colle colate dalle crepe nelle travi dei soffitti ... eppure l'abbandono e il degrado son fatti di tanti tasselli, anche piccoli (i più grandi mosaici son fatti di piccoli tasselli); per questo ogni abbandono, ogni degrado, devono essere contrastati. Ogni giorno.
Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, Vandali. L'assalto alle bellezze d'Italia, RCS Libri 2011
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