martedì 28 ottobre 2025

Segn e Artaj, di Maria Lenti. Recensione di Enrichetta Vilella

Lettere, passione per l'insegnamento, poesia, e quel talento, sempre più raro, di tessere relazioni di colore educativo, i colori della reciprocità, della generosità, della libertà. Il talento da maestra di vita di Maria Lenti.

"Segni e Ritagli" è proprio frutto di una tessitura, leggendo si viene trasportati da parole naviganti, come ebbi già modo di definire i versi di Lenti a proposito di "Elena, Ecuba e le altre.1 Leggendo si viene trasportati in un flusso:

- un flusso di trama e ordito, “Rideranno per l’insistenza a mettere due parole in croce -scrive Maria Lenti in Due parole2mi piace la mia giornata finché non si spezza il filo”. Il filo di chi racconta e crea tessendo, appunto;

- un flusso di silenzio, che non è assenza di parole ma attenzione al visibile (come direbbe Borgna3). A sera, Maria non apre più la porta a nessuno, legge, lavora, e pur tuttavia ci sono le sue finestre che

danno a est e a ovest

a oriente verde vario le colline (…)

a ovest palazzoni a gradoni

li vedo e non li vedo

nello studio difatti leggo e lavoro

e vado a letto quando è scuro” 4

e la mattina dopo,

M’affaccio di mattina

col freddo alla finestra

a braccia aperte

son tutti lì nell’aria

i miei pensieri passabili

nonostante culmini dicembre5

Versi che portano nel vivo dell'atto creativo. Maria scrive che non apre la porta, eppure ci ritroviamo lì, a rimirare il suo sguardo, le sue braccia aperte, i suoi pensieri “ch'en c'è mal”6;

- un flusso osmotico tra mondo interiore e tutto il resto del mondo (che irromperà nella III militante sezione), di cui quello interiore fa parte: “Voglio capire per non stare ferma e nemmeno morire di crepacuore.7

Se, come scrive Gualtiero De Santi nella prefazione di "Segn e Artaj", “il mondo è in prima istanza quello interiore”, da dove muovono le parole di Maria Lenti, dove le cerca incessantemente? Da dove sgorgano le sue parole, che hanno sempre l’aria di essere innamorate?

Ciò che è fuori di noi è sempre incerto, sarà per questo che poete e poeti ne scandagliano ogni anfratto senza tregua, indagando linguaggi e parole e Maria Lenti lo fa, con una scrittura libera, che svela. Nei suoi versi si vedono di lei, come su una strada illuminata, la verve, il disincanto, le sferzate, la comprensione delle vicende umane. Un flusso che sfocia in un armusciné, quella sostanza di cui scrive Maria nella raccolta "Arcorass"1, quella sostanza che ci tiene vivi.

Dura cosa dall’incoscienza arrivare alla coscienza …

So che non so questo so2

Musciné e armusciné

E su quella strada illuminata, cammina impudica anche tanta tenerezza, come nelle pagine iniziali, di potente impatto, di "Apologhi in Fotofinish3", che coinvolgono in un labirintico percorso, labirintico e a spirale, dal quale è difficile uscire, non per uno stato di angoscia, ma per uno stato di tenerezza, nel quale vanno a stemperarsi, anzi ad arricchirsi, sentimenti duri. “Invidia” si intitola il primo racconto di Apologhi, dove la protagonista è rosa dall’invidia “finché una dottora della psiche mi ha rimesso in sesto ed ho capito quel che dovevo capire, rimestando dentro ogni possibile anfratto e rivoltando sotto-sopra quella melma da cui non usciva che un’invidia nera … La melma è scomparsa … la tenerezza aveva preso il posto dell’invidia.” Quanti di noi sarebbero capaci di mettere a nudo attraverso se stessi, vizi ritenuti capitali, umili lucciole di tenere debolezze del nostro essere umani? Tutto è già detto. Cosa devo dire per esprimere la bellezza della vita? Così aveva risposto Maria Lenti quando, durante la presentazione di "Segn e Artaj" presso l'Associazione Partenia di Pesaro, a febbraio scorso, il relatore Roberto Rossi l'aveva interrogata sul senso della “Domanda”, ultimi versi dell’ultima e unica poesia dell'ultima sezione della raccolta:

Domanda

che poesia dire se tramontati

astri la luna

se resta la mia vita

calamita

verso la vita?

Tutto è già detto, Maria? No, Maria Lenti, poeta, ti chiedo scusa se abuso ancora dei tuoi versi,4 ma provo a tirare un filo che non si può far penzolare, perché "Segni e Ritagli" si propone proprio in una gioiosa posizione παρα δόξα e insinua una chiave di lettura che spiazza e intriga nel gioco di intreccio tra vita e amore:

la vita è meravigliosa quando siamo innamorati

quando siamo innamorati sempre

è una gran noia perché la vita è noiosa

quando è sempre uguale

l’amore … dura solo un respiro appassisce e muore …

lo so lo so

ma è come se non lo sapessi

qualcuno mi deve spiegare

perché proprio adesso sento che dovrei partire

per un viaggio sconosciuto.

Perché? Perché adesso, finito e svelato questo viaggio chiamato "Segn e Artaj – Segni e Ritagli", lo sappiamo Maria, hai già, subito, ricominciato a cercare parole, parole altre e innamorate per altri libri viaggianti, ancora e ancora. Come facciamo a saperlo?

L'hai scritto tu

L’amore si è nascosto a piangere

Dimmi dove, che vado a consolarlo1

L’hai detto tu, quando ti chiesi di musciné e armusciné. La sostanza che ci tiene vivi, mi raccontasti, e ci fa amare la vita che si presenta nuova e ripetitiva, bella e triste, imprevedibile.

Note

1. Elena, Ecuba e altre poesie - Arcipelago Itaca Ed.2019

 2. Due parole, in Segn e Artaj poesiePuntoacapo edizioni 2024

 3. Eugenio Borgna, In ascolto del silenzio - Einaudi 2024

 4. Le mie finestre, in Segn e Artaj op.cit.

 5. Verso oriente, in Segn e Artaj op.cit.

 6. Verso oriente, in Segn e Artaj op.cit.

 7. Giorni a marzo 2022, in Segn e Artaj op.cit.

 8. Arcorass poesiePuntoacapo edizioni 2020

 9. Armuscinè, in Arcorass op.cit.

 10. Apologhi in fotofinish racconti e altri scritti -Fara Editore 2023

 11. Strana storia – Sorpresa – Adesso, in Segn e Artaj op.cit.

 12. San Valentino, in Segn e Artaj op.cit. 


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