Di
Cartevive, rivista
dell'Archivio Prezzolini della Biblioteca Cantonale di Lugano,
trovate qui una precedente breve recensione: LE
LETTURE DI DON CHISCIOTTE: Cartevive. Veniamo ora al
numero più recente (n. 66/2024), che
pubblica,
come sempre, informazioni variegate e importanti sui fondi conservati
nell'Archivio ospitando contributi relativi alle nuove acquisizioni
librarie e archivistiche, aggiornamenti sulle nuove edizioni,
approfondimenti e studi sugli autori, trattazione di specifici
argomenti di archivistica, letteratura, filologia, critica
letteraria, storia, filosofia, musicologia prevalentemente del
Novecento.
Questo
più recente fascicolo esordisce con un editoriale intitolato "Fonte
YouTube e copyright Wikipedia, le nuove frontiere degli archivi del
futuro?" nel quale si segnalano i due atteggiamenti più diffusi
in relazione all'utilizzo e/o alla pubblicazione di materiali
sottoposti a diritto d'autore: l'uno di grande prudenza, l'altro di
disinvolto utilizzo. Nota l'autrice dell'articolo, Karin Stefanski,
collaboratrice scientifica dell'Archivio: "Difficile prevedere
quale dei due atteggiamenti prenderà il sopravvento nell'angosciante
(in)decisione se farci trasportare nel flusso dominante oppure
tentare di opporre resistenza, con la speranza di trovare ancora, da
qualche parte, un appiglio sicuro". Non ci resta forse che
osservare e attendere?
Scorrendo
l'indice, troviamo scritti di indubbio interesse: dai due testi del
Fondo Zoppi dedicati alle valli ticinesi Bavona e Livizzana,
all'inventario della corrispondenza del Fondo Angelo Casè (poeta,
narratore e critico letterario); dalle lettere di Guido Ceronetti a
Liliana Marchand, a un racconto e a un ricordo del filosofo e
scrittore Paolo Facchi, a "Nobiltà del bibliotecario. Il diario
di Francesco Barberi" a firma di Antonio Castronuovo. Su
quest'ultimo mi soffermo brevemente, per comunanza e gratitudine
professionale. Castronuovo ci offre qui, infatti, "un saggio
dell'appassionata lettura di quel diario", a partire dai primi
anni Trenta del Novecento, quando Barberi entrò in servizio a
Firenze iniziando così la sua vita in stretta comunanza con i libri,
non più dal punto di vista del lettore, però, ma "dall'altra
parte". E subito nota, Barberi, che ci sono due modi di fare il
bibliotecario: "L'uno è di chi si limita a eseguire, più o
meno diligentemente, il lavoro assegnatogli senza preoccuparsi del
resto; l'altro di chi non resiste al bisogno di allargare lo sguardo
attorno a sé per vedere come vanno le cose in biblioteca, magari in
più biblioteche, di approfondirle, discuterne coi colleghi,
intervenire". Il suo modo di "stare in biblioteca" era
naturalmente il secondo, il solo appassionante e corretto, a mio
parere. Il solo capace di accrescere, nobilitare, elevare a
fondamentale e indispensabile il servizio bibliotecario. Ne sono
esempi, tra i tanti, la cura e il riordino dei cataloghi, uniformando
le notizie riguardanti uno stesso autore o argomento e facilitando
così la ricerca ai lettori; l'interesse per l'ordinamento e i
cataloghi elaborati nella vita passata della biblioteca, la
valorizzazione dei documenti e delle collezioni. Una vera e propria
vocazione, dunque, perfino una missione, quella del bibliotecario
come lo intese Barberi, "bibliotecario nel fondo dell'anima".
Le sue Schede
di un bibliotecario (1933-1975)
furono pubblicate dall'AIB nel 1984.
