mercoledì 17 settembre 2025

Il giardino del padre. Versi in atto, di Francesco Mangone


Si aprono con una citazione di Franco Fortini ripresa da György Lukács questi "Versi in atto": "Ricondurre agli inizi [e] sviluppare nella loro estensione e pienezza il componimento d'una vita ... ovunque si discorra di veri problemi della forma è in questione una verità della vita". In atto, le poesie di questa raccolta, a indicare azioni e situazioni non ancora concluse, in divenire, da realizzare: azioni e fatti della nostra recente storia entrati nelle cronache, nelle vite e nei corpi di chi le ha vissute sia da protagonista che come spettatore. Si tratta qui di azioni e fatti in versi, di poesia come esercizio di stile, ma non solo. Essenzialità e profondità di immagini e di concetti, ricerca di verità dell'io e del mondo, tensione tra rassegnazione e utopia, tra vuoto ideale e ricerca della dignità, tra mercificazione e pienezza umana sono presenti nel libro. La poesia di Francesco Mangone esprime la ricerca di ideali che siano esemplari, connette ricordi e prospettive sdipanando un filo sottile, ma robusto, capace di tessere legami profondi fra passato e futuro, tra potenza e atto.

La raccolta comprende cinque sezioni: Un sonno rotto ai sogni; Gli anni; Il giardino del padre; Memorie; Nella latenza di Urano. Quest'ultimo, scrive il poeta nella "Nota" finale, "è das kapital, costretti nei suoi cicli ci ripetiamo tragicamente". E il concetto è perfettamente illustrato dalla poesia che conclude la sezione dedicata al "dio arcaico": "Urano il dio dell'accrescimento/ senza limiti/ mastica e incorpora/ i sussunti. Noialtri inadeguati restiamo/ nel sistema di consumo e produzione a far morte/ della vita e della vita morte.// Dai filari dei versi notturni attendo/ che insorga un lampo. Nuove corrispondenze/ voci. Quel metrico respiro il corpo mio/ scavato illumina/ e s'erge dentro lento e prezioso a far di noi/ l'inespresso atteso."

Il cuore della collezione, avverte sempre l'autore, è la sezione Il giardino del padre: "cronotopo da cui guardo e dà il titolo alla raccolta, a guidarmi questa volta è l'etica di Epicuro": felicità raggiunta attraverso la saggezza di un piacere capace di dare la quiete dell'animo e di preservare il benessere del corpo. Esemplare e suggestivo è qui leggere: "Nel crepuscolo,/ prima di rientrare in casa s'attardava il padre/ nell'orto, lo raggiunse il figlio./ Cercava l'aderenza perfetta tra la forma/ e l'ombra; non altro/ che il piacere di stare al mondo."

Notevole la sezione che rievoca la formazione giovanile del poeta, "Gli anni", e che ci consente di ripercorrere i tempi cruciali, dal '68 fino a tutti gli anni '70, la strategia della tensione, quella vile violenza che, come sempre, si scatenò sugli innocenti e sui cercatori di giustizia. E come non rabbrividire di nuovo leggendo: "Il volo dell'anarchico con noi si schiantò/ sul selciato. Il volto/ d'uno di noi su tutti i muri dello Stivale/ il giorno dopo/ a fare dell'inganno dello Stato il segno servile/ del comando. Dipoi fu il tritolo per le strade: le stazioni,/ le banche, i treni/ il tintinnar di sciabole di golpe annunciati/ da far tremare i polsi./ Il governo delle stragi governava tra le ombre."

Il giardino del padre propone ai lettori un esempio alto di poesia civile, quella poesia che trascende sentimenti ed esperienze personali per divenire coscienza ed espressione collettiva, testimonianza consapevole di storia e di vissuto. Non si può dunque non condividere quanto, a proposito di questo libro, scrive Velio Abati: "la costruzione del senso si conduce su una memorazione alla luce della meditazione morale e intellettuale che la riconnette al presente in vista di un futuro da cui trarre ragione e possibilità. È in questa insistenza fertile sulla comprensione del passato resa possibile dal futuro sperato che l’opera di Mangone ci addita, nell’oscuramento del suo e nostro passato, la falsità del futuro di cui oggi il capitale si fa paladino" (Il Manifesto, 3/7/2025).

F. S. Mangone, Il giardino del padre, Il Pungitopo Editrice 2025


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