martedì 6 febbraio 2018

L'ultima notte del Rais, di Yasmina Khadra

"Non mi ha mai amato, il mio popolo; si è limitato a blandirmi per ottenere favori, al pari dei miei cortigiani, dei miei parenti, delle mie puttane. Avrei dovuto capirlo: un sovrano non può avere amici...". Così riflette Gheddafi negli ultimi momenti della sua vita, prima che il suo corpo venga straziato dalla furia dei ribelli. E pensa che avrebbe dovuto capire di più, di se stesso e del popolo; e che avrebbe dovuto dare ascolto a Bassem Tanut, un poeta libico, "una bella persona sincera come la risata di un bambino", che lo aveva ammonito: "Non ti fidare delle acclamazioni del popolo. Il popolo è un canto di sirena. Il suo fervore crea una dipendenza perniciosa. E' il vizio per eccellenza degli ego esaltati, il loro nirvana di una sera e la loro perdizione programmata". Parole dure, ma sincere, parole da amico. Però Gheddafi il dittatore ne era stato ferito, perfino ossessionato, e aveva fatto rinchiudere il poeta in prigione. Ora, negli ultimi momenti della vita, comprende. E' tardi, tuttavia. I ribelli sono arrivati, hanno riconosciuto, nell'uomo nascosto, il dittatore, e si accaniscono su di lui con la ferocia propria dell'esasperazione e del delirio. Dell'odio.
La storia di Gheddafi possiede tutti i connotati della tragedia e nella tragedia Khadra si cala in prima persona, narrando, con pathos e lucidità insieme, i pensieri e le azioni di un uomo che assiste incredulo al proprio fallimento, che rigira tra le mani brandelli di glorie passate e la propria suprema solitudine e che si interroga. Si interroga non solo sui motivi della disfatta ma su di sé, sulla propria vita, che lo ha condotto da un'infanzia povera al potere più alto ed assoluto, al trionfo vorace e crudele che esigeva vittime su vittime per mantenersi alto e saldo, per poi precipitarlo nella presente irrimediabile caduta. Dinanzi alla morte ineluttabile il Rais prende coscienza della "condizione umana" e si trasforma, senza però esprimere né rimpianti né rimorsi, nel giudice di se stesso. "Gheddafi è un personaggio che avrebbe colpito i più grandi scrittori del passato, Tolstoj, Shakespeare, perfino Omero" ebbe a dire Yasmina Khadra in un'intervista apparsa all'uscita del libro nel 2015. La sfida, riuscita, dello scrittore algerino ci dona anche qui, come nei precedenti romanzi, una lettura agile e profonda a un tempo, "uno scavo vertiginoso nel profondo del pensiero di un tiranno feroce e megalomane", per usare le parole del suo editore francese.

Yasmina Khadra (Mohammed Moulessehoul), L'ultima notte del rais, Sellerio 2015

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