domenica 20 dicembre 2015

Dell'aggressione a biblioteche (e bibliotecari)

Da circa otto anni sono, insieme ad altri, periodicamente (due tre volte l'anno) sottoposta a colpi di mitraglia che spietatamente martellano: le biblioteche sono istituzioni del passato, i libri sono inutili, tra un anno o poco più i libri spariranno tutti e la lettura (se resisterà) sarà solo su supporti digitali, ma ci vuol proprio un impiegato per catalogare, cioè per mettere un libro lì sullo scaffale?, i sistemi bibliotecari (le reti bibliotecarie) son cosa vecchia, le piccole biblioteche si dotino di LIM (!!!) per i ragazzini, invece di mandare in giro casse di libri, e altre amenità, che vi risparmierei, miei 25(mila) lettori, se non fosse che provengono da sede istituzionale.
 
 
"Le biblioteche sono il filo rosso posto tra civiltà e barbarie" scrisse Neil Gaiman, autore di romanzi, sceneggiature (Coraline, Stardust), fumetti: non un barbogio.
"Il luogo in cui ho saputo chi ero e chi sarei diventato: è la biblioteca municipale" ebbe ad affermare Jerzy Kosinski (L'uccello dipinto, Passi, Oltre il giardino) scrittore polacco vissuto negli States. Si è poi suicidato, ma non prima di aver visto il mondo.
"La sola cosa che avete assolutamente bisogno di conoscere è l'indirizzo di una biblioteca" affermava Albert Einstein ed era uno scienziato, non (perdonate il secondo termine, ma sto citando) "uno sfigato cultore di materie umanistiche".
"Qualunque sia il costo delle nostre biblioteche non è nulla se paragonato a quello di un popolo ignorante" affermò il giornalista e conduttore televisivo statunitense Walter Cronkite, personaggio acuto e sereno. Già, ma se non contassero su quella parte di cittadini che è incolta, supponente e arrogante, quanti amministratori di un certo tipo sarebbero eletti? mi chiedo io.
"Che cosa potremmo fare di buono senza le biblioteche?" ebbe a domandarsi Katharine Hepburn, attrice dotata di corpo e di mente, non certo una "bibliotecaria dimessa con occhiali" (cito, ma questa volta cito solo una convinzione ed un pensiero, non una voce udita").
"Scavo nelle biblioteche comunali, spesso ricolme di tesori sommersi" diceva Virginia Wolf, scrittrice acuta. Eh, nonnò Wolf! Qui  invece si dice, ammonisce, aggredisce: "Quante volte è stato letto questo libro? Due? E allora lo butti!". Qui così mitraglia la mitraglia. Fortunatamente, non essendo io gerarchicamente sottoposta alla sferza mitragliante, non lo faccio. Altrimenti, seguendo questo principio, dovrei disfarmi di tutte le Cinquecentine e dei volumi dei secoli seguenti fino a... Chi lo giudica? E come? Dobbiamo forse istituire una "dittatura temporanea per l'eliminazione del libro?". C'è già stata, ogni tanto ritorna. Finora, per fortuna, è poi fallita.
"Ho sempre immaginato che il paradiso fosse una specie di biblioteca" scrisse Borges, ma era un sognatore di poca vista e coi piedi per aria, commenterebbe la mitraglia.
"Le nazioni civili costruiscono biblioteche, i Paesi che hanno perso l'anima le chiudono" si lasciò scappare Toby Forward, creatore di Dragonborn, neanche lui un barbogio incollato al passato.
 
 
E qui torniamo alla nostra (quasi) miseranda realtà: una biblioteca ricevuta in dono (palazzo, giardini che lo circondano, isolato di altri palazzi per trarne proventi e sostenerla) costantemente sottoposta a colpi di mitraglia nel silenzio (quasi) generale: ristrutturazioni invasive e adatte più ad obitori, hangar, depositi che alla tipologia ideale per ambienti di lettura; noncuranza (esposizione e polveri, resine, rischi di furto) per i documenti e i libri, anche preziosi, che la biblioteca custodisce (della noncuranza nei confronti del personale taccio, perché "meno ce ne sono, meno costano"); vagheggiamenti per l'utilizzo alternativo degli spazi  per belle attività ("bei pranzi" cito e non vorrei dover citar ma cito); proposta di chiusura della rete bibliotecaria medio novarese, premessa della chiusura di ogni rete bibliotecaria, perché come è possibile la catalogazione on line senza un sistema coerentemente inserito in una rete regionale e nazionale?
Non è sogno, né incubo, ragazzi: è realtà. Di fronte alla realtà bisogna fare qualcosa. Che cosa? Mantenere ogni attività nell'ambito della legalità e denunciare; continuare a lavorare molto a servizio dei cittadini come da 35 anni si fa; non gettare né la spugna, né la sedia in testa alla mitraglia come verrebbe di fare; cercare di essere i migliori, senza preoccuparsi di essere capiti (d'altra parte avete mai visto un  asino mangiare un bignè o danzare sotto la luna al suono dei valzer di Chopin?); fare riferimento al proprio superiore diretto e basta: il municipio è lontano, in ogni senso.
Achille Marazza ebbe ad affermare, a un congresso sulle biblioteche italiane del primo dopoguerra (cito a memoria e un po' parafraso): "La storia ci ha donato biblioteche antiche ed illustri, ecclesiastiche o nobili aperte solo a studiosi e dotti. Ora occorrono le biblioteche per Renzo e Lucia, biblioteche decentrate, aperte a tutti, adatte alla formazione permanente, con ampio orario e personale disponibile e accogliente, con spazi dedicati a bambini e ragazzi, attente alle tradizioni locali." 
Marazza fondò dunque la Biblioteca Pubblica e Casa di Cultura che porta il suo nome. Attenendomi alla sua volontà, ai principi (modernissimi) che pose a fondamento dell'istituzione, al bene comune, all'intelligenza della ragione io lavoro.
 
 
@Eleonora Bellini

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