Perché l’Italia oscilla - non solo da pochi anni, ma da secoli - tra eccellenze ed abiezioni, molto più di altri Paesi del vecchio continente e addirittura del mondo? Perché gli italiani non amano la libertà?
A questa domanda si propone di trovare una risposta il libro di Corrado Augias. E lo fa tracciando un itinerario di secoli, scegliendo eventi e personaggi ed opere esemplari, emblematici sia degli aspetti positivi che dei negativi della nostra patria: la luce del pensiero, dell’arte, delle lettere, ma anche il buio dell’oscurantismo, dell’opportunismo, della tirannide. Accennerò solo a due tra questi ultimi temi. Il primo, di cui si legge al capitolo 6 è quello della “doppia morale”, già intuito da Machiavelli, ricorda l’autore, nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio: il Papato, non abbastanza forte da poter sottomettere ed unificare tutta la penisola, non consente però a nessun altro principe o condottiero di farlo. La morale civile, il riferimento alto alla nazione, al suo bene, al suo prestigio, non trova casa in Italia: “Nella realtà italiana, la Controriforma fece della Chiesa il sostituto della Patria, l’identità religiosa soppiantò quella nazionale, i benefici ecclesiastici si rivelarono molto più comodi dei rischi d’impresa. La ricerca scientifica e quella filosofica vennero fortemente ostacolate e per i disobbedienti era pronto il carcere, non di rado il rogo.”(Pag. 71). La paura del castigo, il prevalere dell’obbedienza sulla coscienza, furono - e ancora talvolta sono - tristi caratteristiche non solo del popolo affamato ed impaurito (che imparò a sopravvivere, non affermando i propri diritti, ma dandosi allo sberleffo ed al servilismo) ma anche dei ceti dominanti e di governo, dei “padroni”, nel corso dei secoli al servizio di se stessi più che del Paese.
Il secondo tema è quello della famiglia, sede dell’interesse privato, del particulare più cieco, tanto che il ricercatore americano Edward Banfield, che tra il 1954 e il 1955 condusse una ricerca in Lucania, definì la sopravvalutazione dei legami familiari e la difesa ad oltranza, anche al di là del “giusto”, degli interessi di famiglia, con l’espressione, rimasta celebre, di “familismo amorale”. L’enfatizzazione dei legami familiari onnipresente nella religiosità cattolico romana, inoltre, non è mai dispiaciuta ad altre, sanguinarie famiglie, quelle mafiose.
E’ davvero da consigliare a tutti la lettura di questo libro, che, tra l’altro, è corredato da una attenta bibliografia (spunto per altre letture, da scoprire o da ripescare dall’oblio) e da un utile indice dei nomi. La scrittura e l’argomentazione sono sempre chiare, scorrevoli, misurate, mai sovrabbondanti o retoriche. Testimoniano la medesima eleganza che conosciamo ed apprezziamo nel Corrado Augias de “Le storie” di RAI3 e che abbiamo ritrovato dal vivo anche in recenti incontri: a Caffeina, importante punto di incontro di libri ed autori a Viterbo, e ad Arona (NO) in occasione del Festival delle Due Rocche.
Carroda Augias e Dacia Maraini ad Arona il 7 settembre 2012 |
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