"Richard Berglund era per molti aspetti un ragazzo razionale, eppure odiava i martedì. Non era sempre stato così. La razionalità c'era sempre stata, ma verso la fine degli anni Cinquanta [...] era venuta a mancare nel suo atteggiamento verso i martedì. Quel giorno sembrava circondato da un'aura singolare. Almeno verso la fine dell'inverno e in primavera. La ragione era semplice o, piuttosto, duplice: ogni martedì nella cassetta delle lettere trovava "Paperino & C." e, ogni martedì, quando tornava a casa per la pausa, la mamma gli faceva trovare i dolci con la panna montata e il latte caldo. [...] Poi i martedì cominciarono ad assumere un aspetto diverso. Nel 1963 e, soprattutto, nel 1964, dopo aver cambiato scuola, era diventato troppo grande per Paperino e papà Josef era ricoverato al sanatorio di Adolfshytta, dove poi sarebbe morto. Perché ogni martedì Richard ed Ethel, la sua mamma, prendevano l'autobus e lo andavano a trovare."
Nesser riesce sempre a non annoiare il lettore e a riservargli nei suoi gialli sia le soprese che le riflessioni filosofiche, che l'introspezione psicologica. La storia dell'uomo che odiava i martedì e dei suoi più stretti amici, si snoda tra gli anni Sessanta ed i nostri giorni: capitoli del presente si alternano a capitoli del passato. Tutto ruota attorno a due delitti - o forse a due suicidi? - consumati nello stesso luogo a trentacinque anni di distanza. Gli investigatori sono l'italo-svedese Gunnar Barbarotti e la sua collega Eva Backman, simpatica e collaudata coppia di poliziotti ben nota ai lettori di Nesser.
H. Nesser, L'uomo che odiava i martedì, Traduzione di Barbara Fagnoni, Guanda 2011
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