giovedì 3 settembre 2015

Un infinito numero, di Sebastiano Vassalli


Timodemo, nato a Nauplia, in Grecia, figlio di una prostituta, è istruito affinché divenga grammatico. Sul mercato di Roma, infatti, gli schiavi greci colti sono molto ricercati e il giovane viene acquistato nientemeno che da Virgilio per divenirne il segretario. Nella casa del poeta Timodemo vede per la prima volta una biblioteca e scopre la gioia della lettura: "... tutt'attorno alle pareti, dal pavimento al soffitto, c'erano dei ripiani di legno come in una bottega di panettiere, e al posto delle pagnotte c'erano i rotoli di papiro allineati in bell'ordine: i greci da una parte, i latini dall'altra e i poeti nel mezzo, io provai una grande emozione, come se fossi stato presentato agli autori di tutti quei libri". Incontra poi gli amici di Virgilio, Mecenate e Ottaviano Augusto. La vicinanza e la comunione di vita gli rivelano difetti e manie dei grandi, mentre di Virgilio gli resta indelebile il sentimento dell'amicizia e di gratitudine per la libertà che il poeta gli dona. 
Insieme a Virgilio e Mecenate Timodemo intraprende un viaggio nelle terre degli Etruschi, alla ricerca delle origini di Roma e anche dei misteri di quel popolo (da cui trae origine lo stesso Mecenate) che conobbe la scrittura e tuttavia non lasciò nulla di scritto, fatta eccezione per "i nomi dei suoi morti, e qualche vaga indicazione sul modo di onorare gli dei e di prevedere il futuro. Sono riusciti a esistere, quei matti, e anzi a prosperare ed essere felici quasi mille anni, senza sentire il bisogno di renderci partecipi dei loro pensieri e senza mettersi in posa per noi in quella foto di gruppo che è la storia!".  
Aisna, sacerdote e incarnazione del dio etrusco Velthune, rivela ai viaggiatori l'esistenza di un'equazione fra scrittura e morte: la scrittura è, un'invenzione di Mania, la divinità delle ombre, che, tracciando nel creato i nomi di piante, animali e uomini, creò con essi la morte. I nomi esistono nel tempo, la scrittura li cristallizza, bloccando così il flusso della vita e del tempo che generano l'infinito numero dei viventi e l'avvicendarsi delle esistenze. 
Al ritorno a Roma i tre viaggiatori andranno incontro a destini diversi: Mecenate vedrà tramontare la sua stella e si ritirerà dalla scena politica; Virgilio scriverà il poema sulle origini di Roma, l'Eneide, ma farà di tutto per impedirne la pubblicazione (il "pio" Enea e i suoi si macchiarono di massacri e stupri di inaudita crudeltà: come tacerlo, come narrare il contrario?); il grammatico Timodemo attraverso l'acquisizione di una profonda saggezza supererà le barriere del tempo e dello spazio giungendo fino alle soglie del Duemila, per narrare a Vassalli la sua storia, ricca di dettagli e osservazioni poco note ai più sulla nostra penisola in epoca antica.



Sebastiano Vassalli, Un infinito numero. Virgilio e Mecenate nel paese dei Rasna, Einaudi 1999  

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