Il romanzo inizia con un sogno di Akel, il figlio di Achille, che vive a Skyros con il nonno e la mamma Deidamia. Il bambino sogna grandi imprese: sconfiggere mostri, sgominare malvagi, trionfare di forza, coraggio e intelligenza sono le fantasie costanti dei suoi giorni. Tuttavia un pensiero lo rattrista: perché suo padre non torna? Sarà vero ciò che la mamma e il nonno raccontano di lui descrivendolo come eroe di rara bellezza e di grande valore? O sarà vero ciò che si mormora in città e ciò che il perfido Aris gli sibila in faccia con cattiveria: tu sei un bastardo!
Un giorno Achille il grande arriva, su una maestosa nave; sta radunando guerrieri per superare l'impasse dei Greci attorno a Troia. Achille non sa che cosa significhi avere un figlio e Akel è stupefatto e affascinato insieme dalla parola che gli sale alle labbra e che finalmente è indirizzata a un essere umano in carne e ossa, non a una sua fantasia: padre. Achille però si fermerà solo pochi giorni che, tuttavia, saranno fondamentali per la formazione del piccolo Akel, anche se una mancata promessa e la partenza furtiva dell'eroe causeranno una profonda delusione al ragazzino. Dopo aver giurato di non credere mai più agli adulti, Akel si impegna per diventare un guerriero forte e indomito, come suo padre, forse di più. Lo ritroveremo dieci anni dopo nascosto nel cavallo di legno che espugnerà Troia, insieme ai più forti e nobili guerrieri greci. Ma Akel, a quel punto, sarà cresciuto non solo di muscoli, ma anche di mente e sentimento: il giorno della vittoria, contempla il trionfo e insieme piange i morti, i troppi morti di quella guerra; i morti tra i vinti e i morti tra i vincitori. Lo invade la nostalgia di casa, della sua isola, di Atina che giocava con lui bambina: "Ora che conosceva la guerra, era il tempo di imparare la pace".
Luisa Mattia, Il ritorno di Achille, Illustrazioni di Rita Petruccioli, Piemme, 2017