sabato 25 luglio 2015

LUPO (se gender dev'essere, che gender sia)


Qui lupo nascosto, lupo di pelo,
spia dalla tana una fetta di cielo
là lupo di grotta, lupo di monte, 
beve e si lava nell’acqua di fonte 

Cammina cammina il vecchio lupo

broncio brusco un poco cupo
cammina cammina finché arriva
ad un ruscello verde riva
del pascolo ricco di petali e fiori.

Lupo si sdraia, annusa i colori

annusa l’aria, odora i velli
di mamma pecora, dei teneri agnelli.
Pensa e riflette: è ora di andare,
torno alla spiaggia, torno al mio mare.

Lo ferma la pecora: amico lupo

che vaghi quassù solo e sperduto
ai miei agnellini che han fame di sonno
resta a narrare fiabe di nonno.

Ora ogni sera il lupo all’ovile,

timido l’occhio, la voce gentile
da un vecchio libro legge con stile.

Lupo di cuore, luce di fiamma
ogni sera accompagna alla nanna
i suoi agnellini dagli occhi di panna

Nanna di nonno, cuore capanna
.


 
Domande (spunti di "riflessione" per le sentinelle in piedi, sedute, semisdraiate e sdraiate et similes):


1. dov'è il padre degli agnelli?
2. e, soprattutto, chi è il padre degli agnelli?
3. qual è il sesso degli agnelli? due maschi/ due femmine/ un maschio e una femmina? 
4. gli agnelli hanno uno stesso padre o due padri diversi?
5. gli agnelli hanno forse anche un'altra madre (genitrice 2)?
6. a che titolo il lupo viene definito nonno (padre della pecora, padre del padre degli agnelli, padre della/e madre/i degli agnelli) ?
E chissà quante domande altre alcune menti contorte potranno aggiungere. 
Impossibile farsene una ragione.
Per l'altro versante della storia cliccare qui: ninna nanna per una pecorella
  
(C) Eleonora Bellini

lunedì 20 luglio 2015

La signora melograno, di Goli Taraghi


Goli Taraghi è delle maggiori scrittrici persiane contemporanee. Originaria di Teheran (1939), ha studiato negli Stati Uniti. Tornata in Iran, ha insegnato filosofia all'Università di Teheran. Si è trasferita in Francia, dove vive tuttora, nel 1979 dopo l’avvento al potere di Khomeini. 
L'esperienza dell'esilio e del viaggio sono i temi fondamentali dei suoi racconti, così come quelli del valore del passato e del ricordo, elementi della sua narrazione spesso autobiografica nella quale rivivono, non senza ironia e disincanto, le consuetudini delle classi agiate del suo Paese d'origine prima della rivoluzione islamica.
La signora melograno è una raccolta di racconti che ci trasportano tra Teheran e Parigi, città che, entrambe, ci appaiono qui ben diverse da quanto conosciamo della loro iconografia turistica tradizionale. E come potrebbe essere altrimenti?  Luogo privilegiato della narrazione è anche il luogo del viaggio intercontinentale, l'aeroporto. Qui si svolge la vicenda narrata nel primo racconto, che dà il titolo al libro: la signora Melograno è un'anziana campagnola, smarrita e confusa nel grande scalo aereo della capitale. Ha ottantatré anni e sale per la prima volta su un aereo per andare a trovare i figli, esuli in Svezia. Così racconta della sua infanzia e del suo strano nome alla compagna di viaggio che si trova, suo malgrado, ad assisterla: "Sono cresciuta all'ombra degli alberi di melograno. Non avevo genitori, ho bevuto succo di melagrana al posto del latte. Tiravo giù un ramo e schiacciavo una mela per berne il succo. Come se fosse il seno di mia madre". La signora Melograno diverrà per il lettore che apprezza Goli Taraghi un personaggio indimenticabile.
Ma ancora di più sarà difficile scordare Madame Lupo, l'inquilina del piano di sotto, capace di incutere il terrore nella giovane madre iraniana esule a Parigi con i suoi due bambini: "La vita degli esiliati, qui a Parigi, va di pari passo con mille ansie nascoste. Nutriamo un senso di colpa per essere arrivati dall'altra parte del confine, usurpando il posto dei nativi. [...] Noi, eredi di Ciro e di Dario [...] se siamo caduti in disgrazia e dei nostri antichi fasti non son rimaste che briciole, beh, è colpa vostra: di voi occidentali, di voi sfruttatori, cultori del denaro e delle apparenze. [...] La mia infelicità dipende dalla tipa del piano di sotto che si aggira nelle nostre esistenze caotiche come uno spirito infausto. Non abbiamo il coraggio di uscire, di ridere, di parlare". I diktat dell'inquilina del piano di sotto, la signora Lupo, sono duri, aggressivi, esasperanti e toccano ogni momento della vita quotidiana: vanno dalla proibizione di camminare con le scarpe a quella di uscire sul terrazzino, a quella di parlare ad alta voce o di ricevere ospiti. Ma chi è Madame Lupo? Una plenipotenziaria? L'amministratrice del condominio? La proprietaria dello stabile? Nulla di tutto questo. E solo una "povera pecora vestita da lupo", una donna che vive nell'indigenza di un quotidiano dagli orizzonti corti e meschini. Per sfogare la rabbia che cova sotto le ceneri del suo difficile vivere non trova di meglio che sfogarsi angariando chi è più debole di lei. 
Una storia esemplare, una storia amara d'ombra e rancore. Vi ricorda qualcosa?



Goli Taraghi, La signora melograno, trad. A Vanzan, Jaca Book 2014.

lunedì 13 luglio 2015

"Dannati et prohibiti in questa inclita città di Vinegia"

Nel 1549 ci cascò anche un umanista non da poco, monsignor Della Casa, che curò un Catalogo di diverse opere, compositioni et libri, li quali come eretici, sospetti, impii et scandalosi si dichiarano dannati et prohibiti in questa inclita città di Vinegia. L'elenco comprendeva 149 titoli (il numero 49, come vedremo più avanti, ha certo un significato speciale nella Serenissima) e riguardava principalmente opere tacciate di eresia. La proibizione finì con il non essere applicata per l'opposizione dei librai e dei tipografi. Otto anni dopo, il commissario Michele Ghisileri indirizzò all'inquisitore di Genova una missiva nella quale, a proposito delle proibizioni di libri notava: "Di prohibire Orlando, Orlandino, cento novelle et simili altri libri più presto daressemo da ridere ch'altrimente, perché simili libri non si leggono come cose a qual si habbi da credere ma come fabule, et come si legono ancor moltri libri de' gentili come Luciano, Lucretio et altri simili".
Gran compagnia di dannati, quella, comprendente Ariosto, Boiardo, Folengo, forse Boccaccio. La proscrizione di libri considerati eretici o dannosi per la salute dell'anima in senso lato aveva una storia antica, essendo iniziata nel 325 con il Concilio di Nicea. Si perfezionò, per così dire, in epoca controriformista con l'istituzione nel 1559 dell' indice dei libri proibiti a cura del sant' Uffizio. Si trattava prevalentemente di opere di autori protestanti, ma vi trovarono posto anche Dante Alighieri (De monarchia), Machiavelli e Luciano di Samosata. L'indice rimase in vigore fino al 1965 e lungo gli anni e i secoli in cui durò vi furono inclusi, tra gli altri, Bacone e Balzac, Hugo e Defoe, Dumas, Flaubert e Zola; nonché, tra gli italiani, Alfieri e Beccaria, Galilei e Foscolo, Leopardi, Tommaseo e Rosmini. Solo qualche citazione facciamo, ovviamente, giusto per confermare che non vi furono inseriti solo i perfidissimi Marx, Voltaire e Giordano Bruno. Gran bella compagnia, vien da ripetere e da confermare.
Così, quando qualche settimana fa il sindaco di Venezia Brugnaro pensò bene di far stilare una lista di albi per l'infanzia da eliminare dalle serenissime scuole ed asili, il primo commento che mi salì alle labbra fu: "Accipicchia, che tempismo! Che modernità!". E il secondo "La storia ritorna, si ripete, s'involve. Che avesse ragione il vecchio Vico (Giovanbattista)?". E il terzo: "Non c'è mai limite al peggio".
Quindi, scorsa la lista, che potete leggere qui accanto, ed essendovi compreso anche un mio albo per piccoli, Ninna nanna per una pecorella, (Topipittori, con esemplari illustrazioni di Massimo Caccia), insieme a classici della letteratura per l'infanzia di nuovo eccomi ad esclamare (si licet parva...) : che bella compagnia!
E tuttavia l'azione del sindaco inquisitore è grave, per diversi motivi:
- dimostra una assoluta non conoscenza dei libri stigmatizzati,
- si arroga il potere di decidere che cosa i suoi concittadini, particolarmnete i più piccoli e indifesi, possano leggere e che cosa no, abusando del proprio potere e delle proprie prerogative istituzionali,
- evidenzia una assoluta ignoranza della psicologia infantile e dell'immaginario dell'infanzia.
La motivazione dell'esclusione di questi libri dalle istituzioni educative è quella che ne indica alcuni come libri "gender", cioè libri nei quali la distinzione dei ruoli maschile e femminile non sarebbe chiara, o addirittura è ambigua, non "normale" o perfino "contro natura". Anche qui l'ignoranza si rivela colossale: l'affermazione ignora, infatti, che l'antropologia ci insegna da sempre che concetti di natura, normalità, giusto e ingiusto, non sono assoluti, ma mediati da storia, civiltà, conoscenze, usi e costumi; ignora inoltre che la teoria "gender" è priva di fondamento scientifico ed è esclusivamente funzionale all'ambito del cattolicesimo più integralista e retrivo, un'invenzione contro l'uguaglianza e la tolleranza. In verità, poi, i titoli "gender" della lista sono solo tre e riguardano piccoli con due papà o due mamme, come ne esistono al mondo vivendo felici. Che cosa vorrebbero Brugnaro e i suoi sodali che si dicesse a questi bambini? Che le loro mamme e i loro papà sono "malati", malvagi, inaffidabili? Che la loro non è una "vera" famiglia? 
Maxima debetur puero reverentia, recita un antica massima di Giovenale: al bambino è dovuto il massimo rispetto. Quanto rispetto per il bambino sta nel provvedimento del Brugnaro? Evidentemente nessuno.
Quanto alla mia storia in rima che dire? Una pecorella si smarrisce, cerca il pastore, non lo trova, scende la notte e la paura l’assale. Vede luci brillare: non si tratta dell’ovile, ma di occhi di lupo. Mamma lupo e il suo bambino le si fanno incontro e l’accolgono, la nutrono, la portano a nanna con loro: accoglienza, sicurezza, abbraccio finale di un immenso cielo di stelle per i piccoli che si accingono ad andare a dormire. Qual è il pericolo nascosto in questa storia, sindaco? Forse che i lupi (neri) non sbranano la pecorella (bianca)?
Ma anche la pecorella, nella notte della sua paura, diventa nera. Questo, perché, caro sindaco, i confini tra noi e gli altri, tra il bianco e il nero, il grande e il piccolo, non sono così netti e taglienti come Lei vorrebbe. L’uguaglianza e l’umanità sono più profonde del colore, più salde delle apparenze.
O forse è condannabile il fatto che nella storia non appaiono i genitori della pecorella e nemmeno il padre del lupacchiotto? Anche Pinocchio, però, non aveva la mamma; perché non sta nella lista? Forse i Suoi consulenti non l'hanno letto? Forse conoscono solo la versione disneyana della storia del nostro diseredato e "disturbato" burattino?
Perdoni, ma non sono capace di penetrare nelle contorsioni del  pensiero, Suo o di chi ha redatto l'elenco.
In questi giorni, le reazioni da parte di bibliotecari, librai, insegnanti, scrittori, editori ed educatori, nonché le critiche puntuali e approfondite al provvedimento del primo cittadino veneziano, sono state numerose e autorevoli. E' facile trovarle sul web, meditarle, condividerle. E' anche facile trovare nelle librerie e nelle biblioteche i 49 libri della lista e leggerli. Non aggiungerò dunque nulla su questo.
Concludo riportando l’osservazione dello psicologo Diego Fernando Marin quando s'imbatte, in un centro commerciale, nell’edizione spagnola del mio piccolo albo:
Fue amor a primera vista. En primer lugar porque no se trataba de una nueva recopilación de canciones infantiles (mis preferidas creo que ya las he reseñado), si no de un sencillo poema para leer antes de dormir. Lo otro que me atrajo fue que no había un exceso de rojos, amarillos y colores primarios violentos y explosivos. En lugar de ellos habían tonalidades azules y ocres, propias del anochecer, delineadas con un negro trazo firme.  En tercer lugar, porque el texto deja a los lobo bien parados. Elizabeth rebate y discute este punto. No es un libro realista me dice entre risas, pero la verdad no me interesa que sea un libro realista. La literatura infantil está plagada de libros poco realistas. No hay un gato con botas, no hay siete enanos ni dragones. Eso no hace a ese tipo de personajes menos reales para los lectores.
Así que este pequeño volumen que se dedica a versificar sobre una pobre ovejita perdida en el bosque a quien termina acogiendo una loba, es una sencilla nana para antes de ir a dormir, que a pesar de su simplicidad no escatima el elemento literario. Son trece páginas dobles que se hallan plenas de la presencia de la literatura, bella y cautivante literatura. Un bebé, estoy seguro, agradecerá un libro como este. Tutta la recensione qui: Canción de cuna para una ovejita

(C) Eleonora Bellini