giovedì 25 luglio 2013

Sulla dignità della donna, di Ida Magli

Il sottotitolo di questo breve saggio, uscito nel 1993 per le edizioni Guanda nei Quaderni della fenice e chiaroveggente quanto altri mai, è "La violenza sulle donne, il pensiero di Wojtyla". L'autrice, antropologa, esamina come "dall'esterno" riti e miti della fede cristiana, ma ancora più cattolico romana: "... sento il bisogno di avvertire i lettori e le lettrici della durezza di questo libro, che presenta un'analisi antropologica dei nostri costumi, dei nostri valori, della nostra religione, perché, appunto, sono i nostri, quelli che non conosciamo affatto, pur conoscendoli benissimo. Ma è proprio perché sono i nostri che non li guardiamo con gli stessi occhi con i quali siamo abituati a "guardare" quelli di popoli "lontani", "diversi"; quegli occhi che Lévi Strauss ha descritto, dando proprio questo titolo a uno dei suoi libri: Lo sguardo da lontano (Einaudi, 1984)" scrive l'autrice nella lettera aperta che introduce al saggio. 
Quest'ultimo si compone di quattro densi capitoli: 1. Vittima, rappresentanza e violenza cristiana; 2. Delirio collettivo ed eroe; 3. Una teologia sessuata; 4. Cosa fare delle donne?
La concezione della donna profondamente radicata nel pensiero (nella psicologia più profonda, addirittura) e nel magistero del pontefice allora regnante, quel Giovanni Paolo II che la Chiesa si appresta a santificare, è totalmente biologica. Ma gli esseri umani non sono soltanto biologia: "la donna ha una sua dignità. del tutto diversa da quella dell'Uomo e della quale per Wojtyla è impossibile parlare se non in base alla collocazione femminile rispetto all'uso del sesso e dunque alla sua anatomo-biologia: o madre, o vergine" osserva la Magli. E' questa la concezione che motiva l'esortazione del papa alle donne musulmane, vittime in Bosnia dello stupro di massa pianificato ed operato da truppe "cristiane", a non abortire.  La concezione della donna viene così ricondotta a quella che avevano gli uomini (cioè i maschi) primitivi o delle antiche, pur per altri aspetti evolute, civiltà, nelle quali donne, bambini, schiavi erano proprietà dell'uomo, prive di dignità e di "umanità" proprie. Il Concilio Vaticano II aveva faticosamente tentato di superare questa concezione, storicamente propria anche dell'ebraismo antico, cercando di recuperare e, per quanto possibile, di accordare gli insegnamenti del Concilio stesso con le acquisizioni delle scienze naturali ed umane moderne, tenendo conto del "laboratorio della storia", che ha lavorato molto dagli albori dell'umanità al Novecento soprattutto nell'Occidente del mondo, patria dei Diritti dell'Uomo. Ida Magli nota come Wojtyla annulli le difficili conquiste conciliari, e ovviamente quelle della storia e della più profonda ed avveduta teologia, e riaffermi il radicale allontanamento della Chiesa Romana dalle parole e dalle azioni di Gesù.
Ma una recensione può solo semplificare all'estremo. Consiglio la lettura del saggio per intero (anche se non è più in commercio, lo si può trovare in molte biblioteche italiane). 

sabato 20 luglio 2013

Casino totale, di Jean-Claude Izzo

Izzo, scrittore marsigliese, nato nel 1945 e morto a soli 55 anni, conobbe fama e successo con la trilogia di romanzi noir Casino Totale, Chourmo, Solea. Altre sue opere pubblicate in Italia sono Il sole dei morenti, Marinai perduti, Vivere stanca, Aglio menta e basilico. Se fosse vissuto più a lungo (quanto è inutile il gioco dei "se") avremmo potuto leggere forse altre storie di Fabio Montale, il poliziotto marsigliese di origini italiane, protagonista di Casino totale. Fabio indaga sulla morte di due suoi amici dell'adolescenza e prima giovinezza, Ugo e Manu. Le loro strade si erano divise quando i primi avevano continuato la vita sbandata, irregolare, illegale, delle comuni imprese giovanili, sprofondando sempre più nella criminalità "vera", e invece Fabio aveva deciso di entrare in polizia. Ma l'affetto reciproco dei tre non si era spento negli anni. Per questo l'indagine di Fabio è particolarmente difficile e dolorosa. Vive attorno a lui la città di Marsiglia, splendida nella sua mediterranea, multiculturale bellezza e insieme affranta per la violenza e il degrado che serpeggiano in lei. Una nota in esergo avverte: "... i fatti narrati e i personaggi non sono mai esistiti. Neppure il narratore. Solo la città è veramente reale. Marsiglia. E tutti coloro che ci abitano. Con quella passione che è solo loro". E Marsiglia è storie d'amore, di amicizia, paesaggio, scorci urbani e costieri, gastronomia mediterranea. Ma non mancano nel racconto notazioni realistiche legate al tessuto sociale sofferente e degradato delle periferie, alla tragedia dei ragazzi abbandonati e senza speranza, al potere della criminalità mafiosa transnazionale, al serpeggaire inquietante di ideologie intolleranti e razziste. Impariamo così quanto la finzione romanzesca possa vedere in profondità, quanto prefigurare il futuro, quanto interpretare realtà disperate e complesse.
Scrive di Izzo e delle sue geniali intenzioni romanzesche Massimo Carlotto nella introduzione a Aglio, menta e basilico: "Il romanzo non racconta più solo una storia nera in un determinato luogo e in un determinato momento, ma lo fa a partire da un'analisi ben precisa della criminalità organizzata. Altra intuizione di Izzo è l'individuazione dell'area mediterranea come centro geografico della rivoluzione dell'universo criminale. Un intreccio di alleanze di nuove culture illegali provenienti dall'Est e dall'Africa che assorbono o fagocitano le organizzazioni europee più deboli e intavolano trattative dirette col potere. Questo è il noir mediterraneo. Raccontare storie di ampio respiro. Raccontare le grandi trasformazioni".

Jean-Claude Izzo, Casino totale, E/O 1998

lunedì 15 luglio 2013

L'étranger (d'après l'oeuvre d'Albert Camus), di Jacques Ferrandez

In occasione della ricorrenza centenaria della nascita di Albert Camus, Gallimard pubblica una bellissima grafic novel de L'étranger (Lo straniero), fondamentale opera dello scrittore francese, che narra di emarginazione sociale, solitudine, pena di morte. Lo sguardo profondo, lucido, malinconico, ma non domo, di Camus si traduce qui in acquerelli  evocanti e coivolgenti atmosfere esotiche, in un dialogo serrato ed efficace. Brevità ed immagine non tradiscono il romanzo originale, anzi sono apertamente finalizzati a favorire nei più giovani, ma anche in adulti "timorosi del difficile dei classici", la curiosità nei confronti dell'opera di Camus e la lettura del romanzo integrale.
Jacques Ferrandez, nato in Algeria come Camus (1955), è stato profondamente ed intelligentemente coinvolto dalla storia di Mersault, che ha scelto di raffigurare come giovane, giovanissimo: "J'ai choisi de faire de Meursault un homme jeune. Pour moi, L'étranger est un roman sur la jeunesse, il pointe un refus du mensonge et des règles de la société. J'ai pensé à James Dean ou Gérard Philipe pour créer mon héros" ha sostenuto in un'intervista a Télérama.fr, che potrete leggere integralmente a questo link http://www.telerama.fr/livre/bd-l-etranger-le-roman-d-albert-camus-adapte-par-jacques-ferrandez,96095.php
 Alla Bibliothèque Méjanes di Aix-en-Provence si possono ammirare, esposte in mostra, le tavole originali del libro.

Jacques Ferrandez, L'étranger. D'après l'oeuvre d'Albert Camus, Gallimard Jeunesse 2013

giovedì 11 luglio 2013

Contro riforme, di Ugo Mattei

“L’ideologia riformista pone il denaro, strumento indispensabile dell’attività di consumo e di accumulo, al centro della scala dei nostri valori sociali e promuove il mercato come sola costituzione materiale”. E’ necessario e urgente uscire da questa miseria, sostiene con forza l’autore di questo libro, piccolo ma preziosissimo. Mattei è professore di diritto civile all’Università di Torino e di diritto internazionale e comparato all’università della California. In  Contro riforme (n. 82 della collana “Vele” di Einaudi, ricca di contributi preziosi sulla società contemporanea) sostiene l’urgenza di un dibattito approfondito sulla direzione che l’Italia deve prendere per uscire dalla attuale profondissima crisi economica e sociale. E’ innanzitutto necessario chiarire il significato che tutti coloro che  utilizzano il termine “riforme” attribuiscano ad esso nel concreto – non passa infatti giorno senza che esso esca più o meno saccentemente dalle labbra di un politico o di un “esperto” –.
Questo perché per ora le “riforme” in Italia hanno condotto solo ad una spoliazione sempre più dissennata dello Stato a favore dei patrimoni privati: il liberismo della seconda repubblica ha assunto il volto feroce e menzognero dell’aggressore.
Illuminante è la lettura del terzo capitolo del libro, “ Riformismo neoliberale e concentrazione della proprietà in Italia”, che, a partire dalla storia del termine, giunge fino ad illustrare le dinamiche che hanno condotto l’Italia ad introdurre il pareggio di bilancio nella Costituzione, invalidando il sogno di quella società giusta ed egualitaria che i Costituenti avevano immaginato per il nostro Paese. Libro da leggere e da studiare.

Ugo Mattei, Contro riforme, Einaudi 2013