giovedì 24 novembre 2011

Libri da evitare 1: Fai 'sta ..... di nanna

Poche settimane fa la scrittrice Giusi Quarenghi commentava qui http://topipittori.blogspot.com/2011/11/orfanita-precoce-colpo-di-quasi-fortuna.html  "un libro illustrato uscito da qualche mese e salutato come capolavoro di umorismo" del quale non mi piace ripetere il titolo. Ai numerosi commenti del post ho aggiunto anche il mio, che riporto qui sotto. Si avvicinano le feste, tempo di regali, ed è un'occasione per consigliare quali regali non fare ai bambini.


“Non tutti possono essere orfani” (J. Renard, Pel di Carota)
La bella analisi di Giusi Quarenghi mi fa tornare alla mente i romanzi per bambini e ragazzi d’antan (quelli che la mia generazione, avendoli letti nell’infanzia, ha reputato di far leggere solo “a margine” e non troppo presto ai propri figli). E mi fa pensare che quei plotoni di orfani celassero un’utopia di libertà e di crescita indipendente dall’autoritarismo, e dalla crudeltà perfino, di alcuni genitori. Strappalacrime, sì, ma forse anche liberatori: “Ce la farò anche da solo, sarà brava anche da sola” poteva pensare chi li leggeva identificandosi nei protagonisti e immergendosi nella lettura. I bambini di oggi - si parla di quelli di ceto medio, quello che non ha stretti problemi di sopravvivenza - da soli non possono farcela più: perché sono iperstimolati e iperprotetti. Conosco il caso di chi, a poco più di tre anni, frequenta un asilo normale, ma anche uno bilingue a metà tempo, una piscina, una fattoria per attività con gli animali, l’amichetto per non restare mai solo, il ristorante nel quale i genitori vanno a cena (il tutto ogni settimana). Un regime che non consente di essere abbastanza distesi per ascoltare, per rilassarsi, per concentrarsi e nemmeno per annoiarsi un po’, che non fa male e stimola la fantasia, né per dormire. Ovvio. Ma, ciò che è più grave, i genitori che sottopongono i loro figlioletti a questo regime di vita hanno ovviamente nei loro confronti grandi aspettative, attese di successo che nascono fin dal parto e dalla culla. I bambini, per fortuna, non sono in genere superbambini e non corrispondono perfettamente a tali aspettative. Quindi nei genitori si generano nervosismo, intolleranza, turpiloquio, violenza (Chi non ha visto al supermercato tre e quattrenni aggirarsi “va da solo che sei grande”, servirsi, sparire, poi essere ritrovati dalla genitrice o dal genitore urlanti, e strattonati e schiaffeggiati? Chi non ha visto sul treno rifilare un videogioco o un telefonino a bambini che chiedono notizie sul paesaggio, sulle stazioni in cui ci si ferma?). I genitori che si comportano in questo modo sono molto stanchi, delusi, nervosi; se reagiscono con violenza in situazioni pubbliche, ovvio che lo facciano anche in momenti privatissimi, come la nanna. Perché anche il turpiloquio continuo e reiterato è violenza. Dunque l’operazione editoriale che presiede alla pubblicazione di questo libro, si iscrive, mi pare più nella volgarità che nella comicità: che cosa c’è di comico nelle parole di un più forte che apostrofa con una parolaccia un più debole? E’ un’operazione che mi pare grave, diseducativa, superficiale.
Consigli ai genitori? Avere figli fa status, d’accordo, ma non è obbligatorio in un mondo già sovrappopolato. Si possono sostituire con: un animaletto da accudire una sola volta al giorno e non saprà mai ripetere le parolacce che gli dite; una pianta da accudire una volta la settimana o ogni quindici giorni se grassa – idem per le parolacce; la pet society di facebook. E per chi ha già figli? Ricordarsi: che siamo mammiferi, la nostra crescita completa richiede qualche tempo; che la primissima infanzia dei nostri figli dura molto poco se considerata nell’arco complessivo della nostra vita e che può essere l’occasione per scoperte felici. Così da grandi i figli non rimpiangeranno di non essere stati orfani.
(E.B.)

lunedì 21 novembre 2011

Le chagrin, di Lionel Duroy

Un dispiacere profondo, nato nella più tenera infanzia, radicato nella quotidianità, inflitto dalle persone che più dovrebbero proteggerti, può accompagnare un essere umano per tutta la vita. E questo indipendentemente dall’evoluzione positiva, appagante, talvolta perfino brillante dell’esistenza professionale, amorosa, familiare in età adulta. La prima considerazione che sovviene alla lettura di Le chagrin, romanzo autobiografico di Lionel Duroy, scrittore e giornalista di Libération autore anche di importanti reportages in zone di guerra dall’Algeria ai Balcani, è proprio questa. E richiama all’antico precetto troppo disatteso “maxima debetur puero reverentia”.
La storia è quella della famiglia dello scrittore: il padre reca nel nome le proprie nobili origini (si chiama Théophile, ma viene sempre chiamato con il nome affatto illustre di Toto), la madre, Suzanne, di origini piccolo borghesi, idolatra il proprio padre, mentre aborrisce tutto ciò che riguarda la famiglia del marito. Di professione cattolica integralista, di idee politiche più che conservatrici - parteciperanno attivamente alle campagne elettorali di Le Pen - i due mettono al mondo undici figli. Non per gioia, salvo forse nel caso dei primissimi nati, tanto che, molto presto, oltre alle difficoltà economiche, la coppia e la famiglia esperimentano tensioni, intemperanze verbali, scenate al limite dell’isterismo, soprattutto da parte della madre, disinteresse, al limite dell’abbandono, per i figli. Tutto ciò è raccontato da William (il nome dietro cui si cela l’autore) in prima persona, con ricchezza di particolari, precisione di date, chiara descrizione di ambienti. William cresce, diventa uomo, ma non può liberarsi dalla tristezza - e dalla rabbia - dei suoi anni di infanzia e di adolescenza in famiglia. O, meglio, l’unico modo per liberarsene, per fare la pace con quegli anni è quello di scriverne, di raccontarli, senza indulgenza e senza veli. Duroy aveva già scritto un altro romanzo, assai discusso, sulla sua storia familiare, Priez pour nous. La lettura di questo libro, che ha vinto prestigiosi premi, offre molteplici spunti di discussione, ad esempio: può la scrittura fare le veci della psicanalisi? quanti danni possono produrre nella vita familiare l'integralismo e la letterale applicazione dei precetti cattolici sulla procreazione? quanto questo cattolicesimo si apparenta con la destra politica? Vi sono poi diversi riferimenti alla storia e alla politica internazionale francese ed europea, vissuti dal protagonista ormai adulto nell'esercizio della propria professione giornalistica.
Le chagrin comincia così:
"All'origine della mia venuta al mondo, della venuta al mondo di tutti noi undici, c'è l'amore che si sono dichiarati i nostri genitori. Tutte le sofferenze che poi essi si inflissero, tutti gli orrori dei quali siamo stati testimoni, non possono cancellare le dolci parole che si scambiarono nell'inverno 1944. Si vollero, attesero, desiderarono, tanto da amarsi appassionatamente nel bel mezzo del pomeriggio, nelle settimane seguenti il matrimonio. Ho in mente una scena che mi riferì zio Armando, fratello minore della mamma: aprendo distrattamente una porta, li scopre seminudi, i corpi intrecciati, confusi e senza fiato. Al tempo la mamma non ha che un rimprovero da fare a papà, un rammarico più che altro: lo trova un po' troppo basso se paragonato ai due uomini della sua vita, suo padre e suo fratello. Papà, lui, non ha nessun rammarico; sembra che la gente si giri per strada per ammirare la bellezza di mamma." (trad. E.B)

Lionel Duroy, Le chagrin, éditons Julliard 2010.

mercoledì 16 novembre 2011

Museo dei viaggiatori in Sicilia. Guida all'esposizione, di Francesca Gringeri Pantano

A Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, c'è un museo unico: il Museo dei Viaggiatori in Sicilia. L'isola, in posizione privilegiata al centro del Mediterraneo, ponte tra Europa ed Africa, fu approdo di navigatori sin dai tempi più antichi (pensiamo ai viaggi di Ulisse) e divenne meta imprescindibile, insieme ad altre d'Italia, del viaggio formativo della gioventù nobile e degli intellettuali europei tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo.
Questo libro introduce alla raccolta museale e la illustra ampiamente anche attraverso una ricca iconografia. Scorrono tra le pagine immagini tratte dal  Voyage Pittoresque dell'abate parigino Jean-Claude Richard, che giunge in Sicilia da Napoli nell'aprile del 1778, vi resta sei mesi e pubblica in patria tra il 1781 e il 1786 quattro volumi ricchi di carte geografiche, vedute, itinerari. Segue il viaggio da Siracusa a Ragusa di Jean Houel (edito sempre a Parigi tra 1782 e 1787,): ancora oggi il Centro Studi Jean Houel partecipa insieme al Comune alla promozione e al sostegno del Museo e delle sue attività. Poi possiamo ammirare immagini del santuario rupestre della dea Cibele, carte geografiche, libri antichi sulla Sicilia, corredati da dettagliate schede descrittive. Un bel viaggio tra le pagine, in attesa o dopo un viaggio reale.

La dea Cibele, raffigurata sulla copertina del libro


Museo dei viaggiatori in Sicilia. Guida all'esposizione, cur. F. Gringeri Pantano, Palazzolo Acreide 2008, pag. 150

lunedì 7 novembre 2011

Gente di carattere: "Histoire de caractères" alla Biblioteca Méjanes di Aix-en-Provence

Si tratta qui dei caratteri di stampa, quelli che, dagli incunaboli in su, consentirono la fortuna dei libri e ne ampliarono la diffusione. La Biblioteca Méjanes e la Fondazione Saint-John Perse di Aix-en-Provence espongono una quarantina di esemplari antichi (dal XVI al XIX secolo), tutti usciti dall'Imprimerie Nationale de France. Ma la mostra non si limita ai libri; vi si possono vedere rarissimi punzoni, matrici, lastre iconografiche in rame, marche tipografiche, caratteri cinesi ed arabi, geroglifici, tutti usciti dalle stamperie reali, come testimoniano i loro fascinosi nomi: Grecs du Roi, Romain du Roi ou Grandjean, Buis du Régent...
L'esposizione si è aperta il 17 settembre e sarà visitabile fino al 31 dicembre. L'hanno accompagnata diversi ateliers (l'ultimo di introduzione al libro d'artista) ed interessantissime conferenze: sulla stampa nel Rinascimento; sulla calligrafia dall'antichità fino alla pubblicità dei nostri giorni; sul disegno di carattere, dal piombo dei primi tipografi a quello della stampa contemporanea e dei programmi di scrittura sul computer. L'agile catalogo propone per ciascuno dei libri esposti una breve scheda, che contiene cenni di storia dell'opera e del suo autore insieme alle caratteristiche grafiche e tipografiche di quella particolare edizione, perché, come è noto e come ha ribadito Matthieu Cortat - conferenziere del Museo della Stampa di Lione -, chi ha avuto per secoli il potere sul libro (scelta di formato, edizione, illustrazione, caratteri, abbreviazioni, decorazioni) è stato il tipografo-editore, non certo l'autore.